martedì 31 dicembre 2013

SAVE THE LAST DAY



Il 2013 è stato un anno da panico.
Nel senso che il panico ha permeato ogni cosa ed ogni situazione: una bolletta, un dolorino al petto, un’incomprensione con un’amica…tutto provocava una paura maledetta e così abbiamo vissuto come se non ci fosse un domani.
Bé, io credo sia il giorno giusto per buttare nel cesso la paura e per vivere davvero come se domani fossimo sicuri di risvegliarci, foss’anche solo per la libertà per la quale stiamo combattendo.
Del 2013, salviamo quest’utlimo giorno, e poi: basta.
Manzoni fece recitare alla sua Lucia uno struggente Addio ai monti, che era anche un addio al passato e a tutto ciò che vi era contenuto; -infanzia, amore, visi conosciuti; noi scriveremo, qui ed ora, il nostro addio alla paura, salvando solo quest’ultimo giorno come souvenir di un anno dal sapore dolce-amaro.
Addio, lavoro precario! Sembra proprio che nel 2014 diverrai nient’altro che un mero, tristo ricordo di quando eravamo dei giovani del nostro tempo. Davanti a noi, adesso, si prospettano orizzonti floridi ed interminati spazi; torneremo a vivere del piacere di vivere senza darci preoccupazione del soldo, non tanto perché Dio provvederà per noi, quanto per la nostra incredibile volontà di costruirci una vita nell’universo.
Addio, stress! Ti lasciamo nel 2013, fermo in un’immagine falsata di noi stessi, tesi e tristi burattini di un calendario mangia-anime. Vacanze in Argentina? Eccoci! Avventura nei sobborghi di Londra? Arriviamo! E guai a chi già pensa che io stia farneticando.
Addio, singletudine! Nel 2013 c’è stata la nostra ultima estate da single (…me ne fossi accorta prima! L’Architetto Sexy s’è salvato in corner…), il nostro ultimo natale da single, perfino l’ultimo ultimo dell’anno da single…e abbiamo dato fondo anche all’ultimo, singolo centesimo. Non abbiamo capito dove stia l’origine dell’amore, ma nel dubbio ci abbiamo dato dentro lo stesso. La paura si tramuterà in un occhio ben aperto sulla realtà, i single verranno venerati come modelli di vita, i matrimoni celebrati nel 2014 dureranno in eterno.
E come antichi cavalieri continueremo a sognare la nostra Crimilde, Angelica agognerà Medoro come è sempre stato, Sybil si innamorerà di Dorian e, purtroppo, il finale sarà sempre quello, sempre uguale a se stesso, eppure a noi apparirà ogni giorno un po’ diverso, perché saremo noi i protagonisti della nostra storia, saremo noi ad avere in pugno la penna giorno dopo giorno, e l’anno prossimo ne salveremo più d’uno.
L’anno venturo avremo salvato tutti i nostri giorni.
La nostra vita non sarà poi così diversa, ma forse avremo capito dove sta l’origine dell’amore.


martedì 24 dicembre 2013

Facciamolo accadere




Vi ho mai raccontato la storia di come ho conosciuto l’Architetto Sexy? Mettetevi comodi e ascoltate: cercherò di spiegarvi perché, secondo me, tutto accade per un motivo e come spesso questo motivo sia una bellissima cosa.
Io e AS ci siamo incontrati per la prima volta all’asilo, quando credevo fermamente che sarei diventata suora e lui era destinato al seminario (una delle due è vera). Non ci rivedemmo mai più se non parecchi anni dopo, ad una festa di laurea.
Ma, nel frattempo, io avevo frequentato l’accademia militare e lui stava diventando un principe del foro –non nel senso che aveva intrapreso una carriera nel porno... Durante gli anni in cui non ci eravamo visti, ognuno di noi aveva fatto le sue esperienze: io avevo avuto vari fidanzati cretini, l’AS aveva sempre cercato il Vero Amore, per mia fortuna senza mai trovarlo. La via che ci avrebbe riavvicinati, però, era piena di segnali e noi li ignorammo per un bel po’, prima di renderci conto che erano importanti.
Per esempio: entrambi, da bravi appassionati di cinema, ogni settimana andavamo a uno spettacolo nel multisala più vicino al nostro paese ed eravamo presenti alle stesse proiezioni senza saperlo. Entrambi amavamo disegnare e partecipammo ad un concorso per il logo di un marchio sportivo (vinse lui). Per anni giocammo nella stessa palestra, l’AS in una squadra maschile, io nella corrispondente femminile: una volta mi lanciò un pallone. E credo che fece un commento positivo sul mio sedere.
Le nostre vite, insomma, scorrevano parallele come su due binari destinati a non incontrarsi mai. Ma, alla fine, fu la famiglia ad unirci: un giorno qualunque, al supermercato, incontrai una signora che più avanti scoprii essere la sua mamma, e la scambia per un’altra persona. La salutai chiamandola con il nome sbagliato, lei si mise a ridere e mi trovò talmente simpatica da invitarmi, la sera seguente, alla festa di laurea di suo figlio. Non conoscendolo, decisi di portargli in regalo un libro sulla città di Barcellona e fu così che l’AS, colpito dagli edifici di Gaudi, mollò la carriera forense e divenne architetto. La serata della festa di laurea fu un tale sogno, che io, grata a quell’affascinante libro spagnoleggiante, volli dedicare la vita al tentativo di scrivere altrettanto bene storie di incontri e di città, mentre l’amore tra me e il mio architetto sfociava in un Natale bohémien all’insegna della spending review.

Come alcuni di voi avranno capito, non tutto quello che ho raccontato è vero, anzi, mi sono inventata proprio una bella palla per proteggere la privacy degli albori della nostra storia d’amore, ma almeno una parola vera c’è: non è Natale, non è militare, non è motivo… E’ amore, l’unica cosa reale su cui contare.
Perché vi ho fatto perdere tempo con una storia che non è neanche accaduta? Perché invece è accaduta, non come l’ho raccontata io, ma è accaduta. E se è successo a me…
Fatevi un regalo, quest’anno: consigliate a qualcuno di leggere il mio blog. Non a qualcuno a caso. A qualcuno che vi interessa molto. Sarò la vostra catena, o almeno quell’anello che vi manca per “agganciare”. Credete sia una fesseria? Bè, se ci state anche solo pensando, ricordatevi questo: tutto accade per un motivo.

Perché non farlo accadere?

martedì 17 dicembre 2013

Sex and The Paese III -Ti lego e poi ti amo





E’ così: viviamo in un megamondo esasperato e universalizzante in cui tutti devono essere connessi gli uni agli altri. Io, però, sono orgogliosa di poter affermare che i veri legami si creano davvero all’interno di un paesino minuto come quello in cui abito.
Qui, i rapporti personali sono fondamentali, quasi morbosi, e si tramandano di generazione in generazione con estremo rispetto: non v’è famiglia che non ne abbia un’altra come “socia”, non v’è persona che, cadendo sulle strisce pedonali, non verrebbe soccorsa seduta stante da qualcuno di sua conoscenza.
Essere così fortemente uniti dà un senso di sicurezza, sì, ma lo stesso non si può dire quando si parla dei singoli uomini: anche nel paese, ormai, si è diffusa la sindrome del disimpegno.
La mia mica Brigitte, per esempio, stava uscendo da poco con un tipo che sembrava decente. Non un rospo, non un menomato mentale, non un chiodo (ormai siamo costrette a elencare i non-difetti invece dei pregi).  Niente: il ragazzo le ha fatto capire che non vuole sentirsi legato.
Stessa cosa vale per Una Persona Che Conosco. Prima uscita con un torello appena conosciuto: sembrava promettente, ma si è rivelato un linkofobico. Da scaricare al momento.
…Però a questi fanciulli piaceva sentirsi legati quando le mie amiche usavano corde e sciarpe o anche solo le proprie mani per possederli a livello fisico! In quel caso, non si capisce bene il perché, la paura di avere un contatto con l’altra persona spariva ed essi si sottomettevano di buon grado alle pratiche più intime e più restrittive.
Perché gli uomini credono che il piacere di essere legati a letto non possa corrispondere a quello di avere un legame nella vita, con qualcuno che, magari, ricambia il piacere? Bisogna per forza trombarsi mezzo mondo per trovare un uomo al quale piaccia avere un rapporto sentimentale, o dovremo addirittura esplorare gli universi sessuali marziani per iniziare una relazione non brutta, non stupida, non superficiale?
Il fatto che una donna esca con un uomo che le piace, ultimamente, nella mente semplice dell’uomo sembra corrispondere a una sorta di proposta di matrimonio enormemente precoce, dalla quale fuggire al più presto –naturalmente, non prima di aver sfruttato le doti di domatrice della ragazza. A questo punto, viene da chiedersi se non sia il caso di conformarsi all’andazzo generale e di smetterla di ricercare amore laddove dovremmo aspettarci solo uno sfrenato desiderio di bondage.

Io dico: se sul materasso ti piace essere legato come una mummia egiziana, prima o dopo dovrai dimostrarmi tanta passione quanta ne ebbe Antonio per Cleopatra. Quindi fai bene ad aver paura, perché i legami si formano, pro o contro la nostra volontà, anche dopo un’unica stantuffata (che finezza), e quando i giochi sono fatti… è assai difficile che nessuno si faccia male.
La trombamicizia non esiste. Né le donne né gli uomini –a meno che non siano molto stronzi- ne sono capaci. Inutile dettare regole e credere di poterne essere appagati. Fare sesso significa unirsi: qualcuno ha il coraggio di negarlo? Se sì, la prossima volta scriverò un post sugli struzzi che nascondono la testa sotto la sabbia.
Oggi voglio semplicemente concludere dicendo a tutti che, nel caso in cui qualcuno abbia inventato un preservativo per l’anima, non gli converrebbe brevettarlo, perché tanto non funzionerebbe. Sarebbe più utile un nastro infrangibile, da far scorrere tra le persone: a quel punto i rapporti sarebbero allo scoperto e, al momento di attraversare la strada, quello con cui hai scopato la sera prima non potrebbe evitare di salutarti.
C’è il nastro che vi lega.


martedì 10 dicembre 2013

Sex and The Paese II -Sulla bocca di tutti





Nei paesi piuttosto piccoli, com’è noto, il passatempo preferito delle persone è parlare, parlare, parlare.
Da un estremo all’altro della piazza, in ogni momento della giornata, si sentiranno risuonare saluti appassionati abbinati a soprannomi ormai leggendari, mentre il crocicchio tra il bar e il municipio è il sito perfetto per chiacchiere un po’ più intime.
L’importante è che se ne parli: con questo presupposto, fatti e confidenze che dovrebbero rimanere segreti fanno il giro del mondo in ottanta secondi. Insomma, tutto è sulla bocca di tutti –tranne ciò che dovrebbe veramente esserci, ovvero il sesso, benché questo muova l’inizio di tutte le relazioni. Cosicché risulta impossibile pensare che quelle bocche che tanto vengono utilizzate per sparlare di ciò che fanno gli altri siano usate anche per altri scopi.
Eppure si mormora che il sesso orale sia sempre sulla cresta dell’onda, se mi passate l’immagine. Certo non tra gli over fifty, per i quali il rapporto andrebbe consumato al buio, in silenzio e rapidamente il più possibile –della serie: minimo sforzo, massimo rendimento. Ma, tra i cittadini nati tra il ’68 e l’’86, le cose sono un tantino diverse, per fortuna, e soprattutto per fortuna di noi donne. Forse non c’era bisogno di adottare le labbra a canotto per svelare orgogliosamente all’intero pianeta che anche alle donne piace giocare a pin-pom, però è comunque una conquista, un atto d’emancipazione che, di recente, viene ricambiato senza storie dagli uomini.
La disparità, purtroppo, rimane tanta: anche in questo caso sembra che le donne non siano altezza –non si è mai abbastanza depilate, abbastanza linde, abbastanza coinvolte oppure troppo coinvolte-, mentre i cari uomini possono sfoggiare calippi spinosi come cactus ed esuberanti come la fontana di piazza di Spagna –per loro è naturale, sono maschi.
Ma perché non ci dimentichiamo per un’oretta che siamo di questo o di quel genere e non usiamo la bocca per fare del bene all’umanità, invece di continuare a sputare sentenze fino a tarda notte? Arriva un momento in cui, stando zitti, si ottengono risultati migliori che blaterando di spesa, ufficio, figli, scuola….

Infine, l’oralità ci aiuta ancora a tramandare storie e tradizioni di famiglia, ma non ci aiuta anche al cinema Celestini, tra coperte e lenzuolini, nel superare il divario che c’è tra uomini e donne, o tra persone diverse?
Io credo di sì. In fin dei conti, se ci si pensa bene, il sesso è sempre sesso, anche se non se ne parla apertamente.
E l’amore è sempre amore, che sia tra uomo e donna, tra persone dello stesso sesso, tra un cinese e un africano… Di amore, però, vale sempre la pena parlare. Non è un pettegolezzo, non è una prurigine, è la storia migliore che si possa tramandare: iniziamo a farlo oralmente.




martedì 3 dicembre 2013

SEX AND THE PAESE





La spiritosa Carrie Bradshaw, abitando nella metropoli di New York, poteva permettersi di parlare liberamente della vita sessuale degli altri.
A noi che risiediamo in un paese piccolo, questa libertà non è concessa, ma io direi che vale la pena di prendersela e di finirla con i falsi moralismi sul sesso: lo fanno tutti, è un dato oggettivo, quindi non è che, non parlandone, il “fenomeno” scompare.
Il problema è proprio questo: il sex nel paese è da sempre un argomento tabù, tra i più giovani come tra gli anziani, passando per tutti gli adulti di mezza età che fingono che la sessualità non esista se non per la procreazione. Alle medie, il mio insegnante saltava con cura il capitolo dedicato all’apparato riproduttivo; alle riunioni per adolescenti, la dottoressa mancava casualmente tutti gli incontri sul coito; in casa, la nonna arrossiva per una semplice  barzelletta dal vago sapore erotico.
Erotico uguale eretico, ecco come viene visto il sesso all’ombra del campanile.
Però, per pura fatalità, era sempre nei dintorni della chiesa che si andava a pomiciare (forse per spirito di contraddizione, forse per blasfemia, o forse solo perché, di sera, il campanile non fa ombra, ma buio pesto).
In un paese di quindicimila anime, inoltre, tutti sanno tutto di tutti, e il giudizio ne è la conseguenza immediata, sussurrata, perpetrata agli angoli del mercato. Se una ragazza ha tradito il fidanzato, o ha avuto un’avventura da una botta e via, o è tornata da una vacanza esotica con la “pagnotta nel forno”, dopo poche ore lo sa mezzo paese –il quale avrà premura di diffondere la pruriginosa novella all’altra metà nel giro di una settimana.
Se le stesse cose accadono a un uomo, peraltro, il pettegolezzo muore circoscritto da commenti del tipo:”E’ sempre stato un farfallone, come il padre, poveretto, che ha fatto le sue, in gioventù!”. Quindi, l’uomo figura come il Rocco Siffredi della situazione, anche se è stato uno stronzo mai visto, mentre la donna a stento viene accettata nei locali pubblici e non viene candidata per recitare la parte della Vecchia durante il falò del 6 gennaio solo perché la caccia alle streghe comporta oramai uno sforzo fisico eccessivo.
Il sesso nel paese è una questione sessista, nascosta, quasi un affare sporco: qualcosa di cui è meglio non parlare e di cui non bisognerebbe avere immagini chiare, soprattutto se si hanno meno di trent’anni e non si è sposati.
Ritengo che nel 2014 un simile atteggiamento sia patetico, ridicolo, controproducente –è inutile prendersela con i figli che rimangono incinti a16 anni se non gli si parla di contraccezione! In più, sarebbe fico sapere se quello che fai tu lo fanno anche gli altri, se ti sei inventato una nuova tecnica amatoria o se era già sulla piazza, se magari esiste qualche modo nuovo di affrontare lenzuola un po’ vecchiette.
Di cosa parliamo la prossima volta? Scegliete voi: posizioni, sesso orale o cibi e bevande ad uso po-porno?
Credo proprio che ci divertiremo molto, insieme, nelle prossime settimane. E’ lo spirito giusto per prepararsi al Natale con tutti i crismi.
Agatha Christie scrisse La morte nel villaggio? Noi risponderemo con Il sesso nel paese.