martedì 25 febbraio 2014

Zitella 2.0

Ovvero: una nuova frontiera del fai-da-te per la divina single


Un tempo, le donne che non si sposavano entro una certa età diventavano monache, oppure venivano considerate streghe, ovvero personaggi strambi, oscuri –tipo: se la conosci , la eviti.
Nell’antico regno della ragione e della misura che era la Grecia classica, di donne nubili ce n’erano tante, e forse erano un po’ più rispettate, ma avevano comunque un ruolo che giustificasse l’assenza di un uomo nella loro vita: divenivano pertanto sacerdotesse con poteri di preveggenza, o cortigiane impassibili, ; solo le più fortunate, a mio avviso, rientravano nella leggenda come donne libere di vivere la propria zittellaggine a loro piacimento:  vedi le Amazzoni, le Amadriadi o, ancora meglio, le Baccanti.
Le mie amiche single, in realtà, non sono scontente di esserlo. Glade afferma che, ai giorni nostri, non si pone più nemmeno il “problema” della zitella acida, perché, superati ormai i tabù comportamentali riguardanti la sessualità femminile (hai voglia, se son superati!), oggidì le ragazze e le signore più mature sono tranquillamente attive pur rimanendo senza un compagno fisso anche per anni. La zitella del duemila, insomma, mi viene descritta come una donna indipendente abituata a badare a se stessa e a non render conto a nessuno per tutto ciò che fa e non fa.
Non mi sembra una condizione deprecabile, anzi. Come mi ha confidato Una Persona Che Conosco, chi glielo fa fare di accogliere nella propria già completa vita un estraneo, e di adattarsi alle abitudini di un’altra vita –che, oltretutto, vanno ad interferire con le proprie, già assodate, abitudini da single? Perché prodigarsi affinché “vada bene”, quando ci si può divertire con le amiche, con la famiglia, con i propri interessi, spesso molto più interessanti e stimolanti rispetto a quelli che si avrebbero in coppia?
A tal proposito, forse la più onesta è Yaia. Lei vuole davvero una storia, ma è difficile, al momento, così si dispera! Non fa finta di bastare a se stessa e ammette senza sforzo che fare a maglia non era precisamente il tipo di attività che aveva in mente di svolgere a ventotto anni. Yaia vuole un uomo, Glade alterna momenti in cui il papà è l’uomo più fantastico del mondo ad altri in cui … vuole un uomo, Una Persona Che Conosco non vuole un uomo… li vuole tutti. Ed io le ammiro in toto, non tanto perché vivono la singletudine con ironia e una pazienza infinita, ma perché sono donne del loro tempo, obbligate ad avere a che fare con uomini del loro tempo e a farsi spazio con le unghie e con i denti affinché sia loro riconosciuta una dignità a sé stante, non sempre dipendente da quella di un uomo.
Mi sono immaginata le mie amiche nelle vesti di divinità greche e romane. Glade la vedo come una specie di Minerva, dea della ragione e della guerra combattuta con astuzia, senza violenza, sposatasi solo per sua scelta e trasformata in leone insieme al marito.
Una Persona Che Conosco potrebbe essere la ninfa Calipso, beatamente stanziata sulla propria lussureggiante isola sulla quale ogni tanto passa qualche intelligentone di Ulisse, solo che, nel caso odierno, è la ninfa stessa a mandare via il bietolone, esasperata.
Yaia sarebbe una perfetta dea dell’amore, una Venere nel corpo e nello spirito, piena di figli e di passioni.
Io, in tutto questo bailamme, mi vedo piccola Pollon (ormai non tanto piccola), sbalordita di fronte alla varietà divina –non tanto dissimile da quella umana. Nel mio caso, la Pollon de noantri farebbe un uso un tantino eccessivo di quella particolare polverina bianca che serve a darti l’allegria. E’ una società dura, ragazzi…
Infine, propongo una visione d’insieme: considerato che le donne vivono in media un bel po’ di anni più degli uomini, ne deduciamo che tra un po’ di decenni rimarremo sole a parlottare tra noi e, forse, a condividere un appartamentino in centro e quattro tocchi di formaggio per pranzo. Non assomiglieremo alla Arpie perché l’esercizio fisico perpetrato nel tempo ci avrà mantenuto in forma, e andremo all’aperitivo senza denti, ciucciando dalle solite cannucce colorate. Certo, alcune, pur di non sposarsi, si saranno trasformate in ragni, alberi o fiumi, altre si saranno maritate otto volte come Elizabeth Taylor, ma che vuoi farci? Metteremo queste belle avventure dentro il nostro trolley di Louis Vuitton e ce ne andremo a casa a guardare Sex and The Paese.
Amiche.



martedì 18 febbraio 2014

Un segreto-non-segreto



Ieri sera, guardando un film in cui un uomo single si recava a una festa e cercava di abbordare molto goffamente delle ragazze, mi sono messa a pensare a quanto debba essere difficile e pesante, per un uomo, dover sostenere ogni volta il ruolo di “quello che ci prova”.
Chiaro: se sei un bel figo, è facile. Le donne non rifiutano mai un bel figo. Ma se sei appena meno che figo, che tattica usi per farti notare? Cosa vuole una donna al primo approccio? Come si fa ad andare lì e a dirle: Mi piaci… senza offendere le sue amiche, sua mamma o il suo smisurato ego (che vorrebbe sentirsi dire: Sei la donna più bella, intelligente, simpatica ed empatica della festa, anzi del mondo)???
Le donne sono abituate ad esser cacciate -mentre in realtà decidiamo noi, con sguardi ed atteggiamenti del corpo, da chi vogliamo essere abbordate e da chi no. Solo che leggere questi segnali dev’essere molto arduo, soprattutto da parte di una categoria di persone che pensano che non esistano altri colori all’infuori del giallo, del rosso e del blu.
Ho posto la domanda agli uomini di mia conoscenza: come fate a scegliere quale donna avvicinare, in un luogo pubblico o in qualsiasi situazione propizia? Non ho usato proprio queste parole, più che altro per evitare associazioni di idee tipo propizie-prepuzio, cosa che li avrebbe fatti ridere come adolescenti nello spogliatoio e avrebbe impedito a me di cavare un ragno dal buco.
Invece, per fortuna mia e vostra, il ragno è uscito, ed era anche bello grosso, del tipo: BOUMMM!!! Senza offesa per i maschi (forse questa frase dovevo scriverla cinquantuno o cinquantadue post fa), ma non mi aspettavo che le risposte fossero così fataliste, così… sturm und drang, ecco. Della serie, lo senti quando è quella giusta. Sono rimasta venti minuti davanti allo schermo cercando di far tornare in sede le mie sopracciglia inarcate, dopo aver letto che la maggior parte degli uomini che conosco, quando esce a cuccare, parte dal presupposto che nel cuore ha una sola e unica donna, che non è la madre, e che ricerca sempre lo stesso modello –molto somigliante alla madre-, però inconsciamente, come se la cosa fosse sospinta da una forza superiore. L’istinto. Una sensazione.
Io credevo si trattasse di semplice chimica, di feromoni: da quello che mi risulta, per le donne è così… Stai a vedere che adesso sono gli uomini ad avere un approccio più mentale all’accoppiamento!
Invece, per gli intervistati il sesso c’entra poco. Non è una tetta scoperta ad attirarli, o un vestito succinto, o un comportamento da Statale 11. Magari per una “avventura” sì, ma da chi tornano? Continuano a tornare da quella che si muoveva in un certo modo, magari brutta, ma elegante, dalla ragazza stilosa, grassottella ma originale, dalla donna intelligente che sa come farti ridere e come entrarti in testa.
Ciò è consolatorio. Mi spinge a credere nelle coppie imprevedibili e nel fatto che ci sia speranza per tutti. A questo punto, però, sono quasi certa che il problema maggiore ce lo creiamo noi donne con la nostra insicurezza. Ormai siamo talmente abituate a guardare con scetticismo all’amore, che quando ci capita veramente non lo riconosciamo, oppure giriamo la testa dall’altra parte per paura di soffrire ancora.
Noi donne viviamo a pugni stretti, ma tanto tempo fa (non così tanto) una donna di altissima intelligenza ci disse in uno dei suoi libri che la donna è pace, è estranea alla guerra.
Tu cosa vuoi nella tua vita? Pace o guerra?

E comportanti di conseguenza, perdio.

martedì 11 febbraio 2014

Il potente spettacolo





Cari amici vicini e lontani –come diceva un grande presentatore del passato-, questo è il cinquantatreesimo post che pubblico sul mio blog: da un anno, ormai, vi ho aperto la mia testa matta e vi ho lasciati entrare nel mio mondo.
Non è come l’esplosione di una stella o la nascita di un bambino, ma è stato comunque un momento indescrivibile per me. E’ stato come viaggiare da sola pur sentendo accanto, intorno, dentro e sopra ed attaccata a me una miriade di altre persone, che mi hanno sussurrato ed urlato nelle orecchie, oppure chiamato, spalmato di miele e zucchero, a volte spruzzato d’acqua fresca.
Le parole, come sapete tutti, sono importanti dal mio punto di vista, ed è quello che spero di avervi dato: parole di speranza, parole per ridere, parole dure ma vere. Non pietre ma palle di neve, non braci roventi ma prelibati bocconi appena usciti dal forno, non accecanti arcobaleni ma, forse, delicate farfalle tropicali. E’ il mio punto di vista, e, dato che nella realtà io non ci vedo chiaro, ho voluto condividere con voi quello che vede il mio cuore.

Finita la parte melliflua dell’anniversario del blog, direi che è ora di tirare le somme. Avevamo iniziato a conoscere alcune delle donne della mia vita –Glade, Yaia, Una Persona Che Conosco, Sole… mia mamma… Poi la mia tendenza a divagare ci ha portati un po’ più lontano del previsto, ma voglio offrirvi una carrellata veloce delle loro situazioni, giusto per riprendere il filo.
La bella Glade quest’anno ha conosciuto qualcuno, qualcuno che forse è davvero importante. Si tratta di un ragazzo molto diverso da lei (della serie, il diavolo e l’acqua santa), però col tempo stanno scoprendo di non riuscire a distinguere bene chi interpreta il diavolo e chi l’acqua santa. Mentre ci riflettono, i mesi passano, ed io ho un leggero presentimento.
Yaia ha avuto un ultimo dell’anno movimentato ed ora sta cercando di mettere un po’ d’ordine nella sua vita (come tutti, del resto). La grande falla nel piano è che tutto è caos nell’esistenza umana, quindi lottiamo per una causa persa. Yaia, ti propongo un impegno per i prossimi mesi: proviamo a trasformarci entrambe… Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma: fcciamolo anche noi! Seguiamo l’onda… lasciamo che il vento ci sospinga, ed infine sfruttiamo l’energia degli elementi per risorgere a nuova vita.
E’ un discorso sparafleshato, ma chi può capirlo se non delle appassionate di Baricco?
Una Persona Che Conosco ha cambiato luogo di lavoro di qualche metro: questo l’ha sconvolta, eppure il suo smalto luminoso rimane, appena appena opacizzato, e sembra pronto a scoppiettare in mille particelle frizzantine alla prima occasione. Attualmente, ella sta incanalando la sua carica di carabina nell’organizzazione del mio addio al nubilato e devo dire che mai persona è stata più idonea allo scopo. Sta anche pensando di tagliare i capelli. Io approvo: rimarrebbe in ogni caso la donna più bella del paese.
Sole ha subito un trauma, nei mesi scorsi. Cose che una donna rispettabile non dovrebbe nemmeno immaginare di dover affrontare! Sigh… abbiamo avuto un aperitivo anche troppo analcolico, circa un mese e mezzo fa; tra poco sarà il nostro compleanno ed io ho tutte le intenzioni di recuperare i gradi di fermentazione lasciati per strada. Tanto non guido.
Finiamo in bellezza col mio Architetto Sexy, qui ammalato sul divano. Non so come faccia, ma vi assicuro che sprizza sensualità da tutti i pori a dispetto dell’influenza. Lui e Jude Law sono gli unici due esseri umani ai quali le borse sotto gli occhi donino, benché siano formato Birkin.
Ora, alla luce di tutte queste situazioni che ci uniscono (tanti auguri, Vasco), posso dire solo una cosa: grazie per avermele donate, grazie per aver trovato dieci minuti, il venerdì sera, per raccontarmele, grazie per aver solo letto e pensato qualcosa di me. Non voglio lasciare una traccia immortale, ma visto che il potente spettacolo comunque continua, voglio dire il mio verso con tutte le parole che ho.
Continuate a parlarmi, se ciò vi dà piacere, e del mio verso farete parte anche voi, oggi, domani e per tutto il tempo in cui saremo presenti su questo potente palcoscenico chiamato vita.


martedì 4 febbraio 2014

Ragazze intrecciate


Quando, nell’ormai lontano 1999 , Angelina Jolie interpretò una pazza drogata, vinse l’Oscar, e ancora non sapeva che nella sua vita era previsto un Brad Pitt.
Noi, ragazze interrotte di oggi, con l’aggravante dei social network che mettono in bella vista tutta la nostra devastazione emotiva, non solo non abbiamo un Brad –barbuto e seguace di Gandhi- nel portfolio, ma non riceviamo alcun premio per le nostre interpretazioni drammatiche, tanto più che non si tratta affatto di interpretazioni: spesso la vita di una donna è una merda con lo zucchero a velo sopra, e tocca mangiarla lo stesso, e mandar giù con il massimo gusto possibile.
L’immagine che ho appena offerto è quanto di più disgustoso io abbia mai messo per iscritto, ma è la dura realtà. Sin dal giorno del matrimonio dei nostri genitori, se c’è stato, siamo state ripudiate a priori al grido di Auguri e figli maschi; poi, durante l’infanzia, abbiamo dovuto sgomitare non solo per riuscire ad acchiappare la merenda prima di quel biondo bastardo, ma anche per poter svolgere quelle attività che ci spettavano di diritto –sto parlando del calcio, della batteria, della corsa, della chitarra elettrica…-, ma che sono sempre state riservate ai maschietti.
Crescendo, le cose non migliorano: dovunque una donna si giri, vede porte sbarrate… nella politica come nell’economia, nella medicina e nelle gare sportive, passando per le cariche più alte in un’azienda o in un ufficio… lei deve sempre faticare. Perfino per non diventare mamma, deve faticare. E, quando decide di esserlo, il mondo intero sembra volerla dissociare dalla realtà e da se stessa.
Se a questa situazione “disagevole” aggiungiamo i cosiddetti problemi di cuore… non ne usciamo vive. L’esistenza di una ragazza è tempestata di saliscendi sentimentali, rotture, pensieri a notte fonda, tali che anche la quotidianità ne risulta compromessa. Vi sarà sicuramente capitato di svegliarvi la mattina, dopo otto ore di capriole e avvitamenti tra le lenzuola, con una faccia da sopravvissute in cui le occhiaie fungono da gommoni salvagente. La testa di una donna non si ferma proprio mai. Nemmeno la lingua, direbbero gli unici tre uomini superstiti della mia famiglia.
E che ci possiamo fare? Siamo passionali, o meglio, siamo abituate ad esternare le nostre emozioni, spesso esagerando ed inscenando una piazzata alla napoletana che neanche il Boss delle Cerimonie…
Io credo sia il bello di essere donna. E che sarebbe bello anche per gli uomini. Ogni tanto, mi è successo d’incontrarne uno che sapesse riconoscere i propri movimenti interiori –senza correre subito in bagno-, e che li affrontasse e me li lasciasse scorgere in superficie. Il migliore in questa attività lo sposo tra tre mesi. Questo non mi mette al riparo dal meraviglioso intreccio che mi unisce al mondo delle donne, né voglio che ciò accada: non merito un premio perché sto per sposarmi, ma perché ho combattuto ogni santo giorno della mia vita per quello che volevo diventare, come facciamo tutte.

E non mi considero una donna con le palle. Sono gli uomini che non hanno la vagina, e questo, dicano la verità, ha sempre dato loro fastidio.