martedì 27 maggio 2014

Il cuore al posto giusto


Ho sempre pensato che la luna di miele fosse un viaggio quanto meno sdolcinato e detestabile.
Dico io: in quale modo potranno mai passare il tempo due persone confinate su un’isola per un’intera settimana senza doversi cucinare, senza pensare al lavoro e soprattutto senza possibilità di fuga?
La risposta era notoria, a tutti tranne che a me.
Ora che l’ho provata, non posso dire che bene della luna di miele. Naturale: per ventiquattr’ore al giorno si sta stesi su comodi lettini, o sotto il sole o in conturbanti centri benessere; il cibo arriva in tavola come per magia e il bagno si pulisce da solo mentre tu sei (mentre voi siete) a spasso nel cuore di un’antica città o a fare aperitivo a bordo piscina.
Tuo marito è sexarchitettizzato all’ennesima potenza e tu sei snella e depilata come Charlize nella pubblicità di J’adore… più o meno.
Questo, i primi tre giorni.
Poi la dura realtà torna ad insinuarsi nella quotidianità, a guisa di sabbia che ustiona le piante dei piedi, si attacca alla pelle ed infine ti riempie le lenzuola, e scricchiola, scricchiola, nel bel mezzo della notte. O come la zanzara battona che scende in picchiata nel timpano, mentre dormi, e non perisce nemmeno se ti auto-fustighi l’orecchio cento volte.
La verità del viaggio di nozze è che ci si rilassa troppo, si abbassa la guardia, ed è l’ che cominciano i guai. Il pelo rispunta, timido ma deciso, il chilo trova il suo spazio attorno al girovita –conseguenza della cucina servita e dell’open bar-, i passatempi finiscono miseramente, e se nemmeno al Bazar hanno settimane enigmistiche ci si ritrova a discutere sotto l’ombrellone per mascherare il fatto che non si hanno più argomenti.

La cosa bella, però, è che a nessuno dei due novelli coniugi importa molto dei peli, del grasso in eccesso o dei bisticci da spiaggia: si è in luna di miele, cribbio, e tutto ciò che conta è il colore degli occhi dell’altro al mattino, al pomeriggio, alla sera… Un piccolo idillio, dove il cuore è finalmente al posto giusto. 

martedì 13 maggio 2014

100 ore per sposarmi


Non è uno scherzo, ragazze e ragazzi: tra circa cento ore sarò sposata, mogliera, ex single.
Che dire? Nulla. Ho cercato di scrivere un post sul matrimonio in sé, ho provato a impostarne un altro che non c’entrasse affatto… Nulla. Sono in confusione totale.
L’unica cosa certa che ho in mente è che devo concentrarmi, e si sa che quando si inizia a dirsi così non si cava un ragno dal buco. E’ come soffrire d’insonnia e incoraggiare se stessi a dormire: inutile e stressante.
Negli ultimi mesi mi avete conosciuta –spero- come una persona amante della vita, della letteratura, del divertimento e delle persone. Il matrimonio non mi cambierà, da questo punto di vista. E nemmeno la mia condizione di donna risentirà del mio nuovo stato civile: non mi metterò a firmarmi come Paola Architetto-Sexy, né mi taglierò i capelli alla mschietta non appena tornata dal viaggio di nozze, né abbandonerò le vecchie abitudini mondane.
Cosa farò, allora? Forse sarò semplicemente un po’ più io. Ho sempre pensato che un giorno avrei sposato l’Archy, anche quando non eravamo insieme, anche quando quel giorno sembrava lontanissimissimo. Sarò sempre io, autodeterminata, giudicona, testarda e timorosa di tutto, ma un po’ di più. Insomma, come è giusto che sia, il matrimonio amplificherà i miei difetti, ma darà più colore anche ai miei pregi.
E’ stato bello essere l’amica single, la sorella con il moroso, la fidanzata in libera uscita. Ma non rimpiango niente. Come dice Jhonny a Baby verso la fine di Dirty Dancing, abbiamo dato scandalo, ma non rimpiango niente.
Grazie a tutti quelli che hanno dato scandalo insieme a me, e che non lo rimpiangono.

Appuntamento tra novantanove ore per un’altra festa, un’altra notte così, un’altra stella da aggiungere nel cielo sopra di noi. 

martedì 6 maggio 2014

In lenta ripresa

Oggi non ce la faccio.
Mi sto riprendendo da:
-addio al celibato dell’Architetto Sexy
-mio addio al nubilato
-una pulizia del viso sgrassante e dealcolicizzante
-un pomeriggio di ripetizioni durante il quale un ragazzino mi ha detto che sulla porta dell’Inferno di Dante c’è scritto “Occupato”.
Ho detto tutto.

Scusate, ci riprovo domani.