martedì 26 agosto 2014

QUESTIONE DI CHIMICA


Mi sono documentata.
Stavolta, la pancia non c’entra: esiste una spiegazione scientifica per il comportamento che molte, moltissime donne assumono, di avvicinarsi, anno dopo anno, a uomini che non vanno bene per loro. Questo comportamento a ripetizione non deriva dal voler essere trasgressive o dall’istinto della crocerossina, bensì da una scarsa autostima e da un’insicurezza nelle proprie capacità che ci spinge a credere di non meritare un vero uomo.
Almeno, così ho letto.
A tal proposito, lascio alle mie amiche single il compito di realizzare quanto siano favolose e quanto meritino compagni che le apprezzino davvero, mentre io mi concentro sulla ricerca dell’uomo giusto.
Tante volte ho chiesto a ragazze di ogni estrazione sociale, livello intellettivo ed esperienza come fanno a decidere quale ragazzo entrerà nella loro vita e perché. La risposta è abbastanza univoca: ci si basa sulla chimica. Vedi uno con un bel telaio (copyright by Maggiolina) e subito parte il gioco di sguardi. Poi la donna inizia ad alambiccare –proprio come in un laboratorio di chimica- su quello che potrebbe essere, se… Infine, si verifica l’esplosione, prevista da tutti i migliori cartoni animati: a furia di mischiare provette e combinare elementi, prima  o poi succede qualcosa, di bello o di brutto. L’importante è che succeda. E, come nelle migliori relazioni, insieme con il sesso arriva il sentimento, e a quel punto lì sei fregata.
Siamo d’accordo sul fatto che la chimica ci debba essere: nessuno cerca una relazione seria con l’orsacchiotto di peluche. Solo che la natura ci ha creati in un modo tale che risulta abbastanza comune avere chimica con più d’una persona, a questo mondo. Come si fa a capire cosa differenzia la semplice chimica, una buona alchimia e la magia?
Forse bisogna passare attraverso tutte e tre le tappe. Prima ci si diploma piccoli chimici, poi si smette di giocare e si arriva alla sperimentazione vera e propria. E, dopo una serie di crash e ca-boum si spera non troppo lunga, forse si sbarca nel meraviglioso mondo della magia. E’ un percorso duro, ne sono certa. Ma, come sempre, dipende da ciò che ognuno vuole per sé.
In alto la mira, allora.
In alto la mira.
Noi vogliamo la magia, lo so, ne sento parlare continuamente; quindi, la prossima volta che incontrate un bel telaio e che cominciate a sentire quel formicolio, siate furbe, guardate bene in faccia i fatti, perché i segnali ci sono sempre: è solo un bellone? Vuole soltanto portarmi a letto? Cosa voglio io da lui? Mi merito una persona migliore? Sto ripetendo lo stesso schema? Lo voglio davvero?

And then, fuggite, oppure venite a dirmelo. Vi prego, se avete trovato anche voi la magia, venite a farmi compagnia!

martedì 19 agosto 2014

Il primo passo


Settimana scorsa, con l’Anita, si rifletteva sul fatto che ci son quattro cose davvero importanti nella vita, e cioè la famiglia, il lavoro, le amicizie e l’amore.


Se uno avesse tutto ciò e si sentisse ancora infelice, dovrebbe seriamente considerare l’idea di abbonarsi allo strizzacervelli della mutua.
D’altro canto, basta che manchi uno solo dei Magnifici Quattro e sembra che l’intero film faccia pietà. Eppure, esiste un elemento che, a quanto pare, mette in ombra gli altri –che sia giusto o meno, lo lascio decidere a voi: l’amore.
Quando si ama e si è riamati, e l’amore è di “buona qualità”, si ingrana la quinta, come dire. Per questo motivo, secondo me, nel momento in cui ci si incontra con un uno per il quale valga la pena di sforzarsi almeno un po’, bisogna provarci.
Anita direbbe:”Se fossi single, ci proverei come una cavalletta!”
Yaia: “Se la storia non è partita subito, non c’è trippa per gatti!”
Mi rendo conto solo adesso del modo assai colorito di parlare delle mie amiche.
Comunque, io, di solito contraria al concedere mille possibilità ad un rapporto, sono invece favorevole al darsene almeno una, ed è questo il caso della XXX, una mia amica alla quale dovrò trovare un nickname del nickname perché il primo è stato miseramente smascherato.
XXX si è innamorata del suo trombamico, anche se lei non lo vuole dire ad alta voce, ed ora non trova il coraggio di dichiararsi. Io dico provaci. Da alcuni anni mi ritrovo a ragionare così: magari domani muoio, meglio dire a mio marito che è bello e che lo amo. Magari domani avrò un brutto incidente, meglio andare a salutare i genitori. Magari domani finisce il mondo, meglio invitare a cena gli amici stasera. Un po’ tragica, vero? Forse. Ma il mio fatalismo mi mette davanti tutti i giorni ad un bivio, le cui diramazioni mi portano verso due differenti atteggiamenti mentali: la disperazione o la vita. Spesso, ho più paura di amare qualcuno che di uscire di casa, ma ultimamente mi sono fatta coraggio e non sono scontenta del risultato…
Ecco, non saprei rispondere alla domanda: come si fa ad essere sicuri che l’oggetto del nostro amore ne vale la pena? Io non ho sufficienti termini di paragone, perché a me è andata di culo, e la mia punizione è ingrassare e dimagrrire a fisarmonica e non riuscire a trovare un lavoro fisso.
Per il resto, posso solo dirvi che è vero, quando c’è l’amore, ed è di buona qualità, ci si infischia del resto e sembra tutto meraviglioso. Il difficile è rischiare, all’inizio, ma che rischi, in fin dei conti? Di essere felice?
Te lo dico chiaro e tondo: fai il primo passo.
Tanto, il viaggio è già cominciato, e di passi ne devi fare ancora un carretto. Che fa, a muovere il primo?



lunedì 11 agosto 2014

Vecchie amiche, amiche da vecchie

La settimana scorsa sono stata a cena a casa di Glade.
Ivi , ho scoperto che Yaia non sa pronunciare correttamente il nome di Glade stessa ed anche che i pallini sono enormemente divertenti. Specifico che il tema della serata erano i pois, altrimenti non capite niente.
Noi ragazze, pertanto, ci siamo abbigliate di conseguenza, con abiti e acconciature adeguate, e Glade si è esibita nella preparazione di cibi dalla forma sferica: polpettine, rotolini, orecchiette… In quanto al da-bere, ci è sembrato adatto il vino con le bollicine e un bel bicchiere di seltz, che mi ha fatto tornare bambina per alcuni istanti.
Solo per alcuni istanti.
Subito dopo il sltz, infatti, il mal di denti che avevo sopito con un forte antidolorifico è riemerso come Ursula riemerge dal mare nella sirenetta, ed ho iniziato a sbarellare. Successivi discorsi sul lesbismo e sulle mestruazioni hanno peggiorato a precipizio il mio stato d’animo, così alle undici ero a letto con uno straccio ghiacciato in faccia e pensieri di vecchiaia nella testa.
Dio santo, fino a qualche anno fa non avrei mai abbandonato una festa sul nascere. Mi sarei impegnata per sforare il coprifuoco e nasconderlo ai miei genitori. Ecco, credo che il peggio cominci quando inizi le tue frasi con “fino a qualche anno fa…”. Tristesse…
Cambiando punto di vista, la prospettiva non migliora granché. Ho fatto bene i conti e tra un anno e mezzo giusto ne compio TRENTA.  Se il mio sbigottimento avesse una temperatura, sarei decisamente ibernata, tipo Oetzi. (Almeno, lui è rimasto giovane)
Come vorremmo fermare il tempo nei nostri anni  migliori! Sarebbe bello poter stoppare l’orologio sui ventidue/ventitré, e continuare a vivere quella situazione leggera , vicina alla nascita, così sospesa sopra la vita reale.
Ma è inutile, le donne crescono e crescono più velocemente dei mascoli, perché le altre donne più vecchie di noi ce lo impongono. Dobbiamo imparare in fretta cosa significa essere donne nel corpo e nello spirito, ed affrontare il sangue, la maternità, la solitudine, la difficile amicizia al femminile, la violenza, l’invecchiamento. (N.b. L’Ottimismo non è il mio motto.)




Per sostenere questi pesi, a volte, si ha bisogno di aiuto. Altre donne potrebbero andar bene. Io e Anita abbiamo avuto una buona idea: quando saremo anziane, con la pensione minima e senza più compagni, potremmo contattare le amiche di una volta ed andare a vivere tutte insieme. Non sarebbe un ospizio, perché ci prenderemmo cura le une delle altre tra di noi. Io pagherei l’affitto, Anita la spesa, Le altre le bollette, le visite mediche, le dentiere, i regalini per i nipoti e i preservativi per quelle che saranno ancora attive in quel senso. Perché è vero che saremo in menopausa, ma morire a ottantanove anni di herpes proprio non è il caso.

L’immagine di noi riunite in uno stanzone a giocare a strip poker con i seni cadenti e a commentare foto sbiadite di Giorgio Pasotti mi ha fatto improvvisamente tornare sulla retta via della mondanità ed oggi, davanti a voi, pronuncio il solenne giuramento di non lasciare mai più una festa a metà, finché avrò fiato in corpo e un nastro a pallini sulla testa. E’ così che mi raggiungerà la terza età: donna tra altre donne, felice e con la pancia piena, se possibile.

martedì 5 agosto 2014

BELLEZZA A ORE


Sabato sera, pareo-party.
Sorvolando sul fatto che sono orami fuori età sia per uscire di sabato sera sia per andare a una festa che si chiama “pareo-party”, e che comunque continuo a farlo, vorrei parlarvi di una cosa che mi ha suggerito Yaia.
Lei afferma che, nel caso in cui una donna si trovi in un bar, a un compleanno o a qualsiasi evento sociale che possa metterla in stretto contatto con uomini in età da trapanata, essa debba seguire il seguente schema orario per verificare la propria avvenenza:
1-                       se i corteggiatori si avvicinano entro mezzanotte, sei una gnocca spaventosa;
2-                     se ci provano tra le 00 e le due, significa che sei abbastanza carina, ma devi stare attenta al tasso alcolemico dell’appropinquando;
3-                     se nessuno entra nel tuo campo visivo entro le due di notte, fai schifo, perché quelli rimasti liberi a quell’ora sono tanto sbronzi che se ti strizzano l’occhio ti devi mettere pronta sotto la palpebra con una bottiglia, così almeno ci guadagni un settantacinque ml di alcol anche tu.
Noi stesse ci siamo rese conto di quanto sia sciocchino e ignobile riflettere su un simile argomento, quando, per tutto il resto della giornata, lottiamo strenuamente contro gli stereotipi di genere, e nel mondo succedono cose ben più degne di nota. Ma in un momento di svago come il pareo-party non si può brillare di grande intelligenza,  e siccome la dabbenaggine ti rimane addosso anche nei giorni seguenti, ecco il mio schema orario, rivolto però al genere maschile.
1-                       Una donna che ci prova con un uomo o con un’altra donna prima di mezzanotte sta solo facendo pratica o sta passando il tempo in attesa di incontrare uno più interessante; ne consegue che, se ti abbordano durante l’happy hour, per loro sei una mezza pippa;
2-                     la donna tenta la sua mossa verso l’una di notte? Le piaci. Ci spera. E’ all’apice. Vedi tu come comportarti. Non posso farti da balia in ogni santo post.
3-                     Dopo le due, la donna in libera uscita o è ormai talmente allo sbando che fa il paio con quello della bottiglia da settantacinque ml, oppure è già innamorata persa. In ogni caso, son bei problemi.

Il punto è che, come nella vita, a mano a mano che andiamo avanti noi donne siamo sempre più intense, mentre gli uomini lo sono sempre meno, e si dimostrano sempre meno sobri nel “provaggio”.
Sarà vero? La mia parte cinica ci crede. D’altro canto, mi chiedo come sarebbe conoscere il mio Architetto Sexy adesso, con dieci anni di esperienza in più, e sono ancora abbastanza romantica da ritenere che tra noi si accenderebbe di nuovo quel fuoco pazzo e inspiegabile, maestoso nel suo terrificante potere ed insieme pacifico, come se non si fosse mai spento attraverso altre vite, altri mondi.

Questo mi fa credere che possano esistere, in giro, uomini che ci provano dopo le due di notte semplicemente perché avevano tanta paura di parlare ad una donna così bella, e che esistano donne  ancora capaci, anche prima dell’ora X, di riconoscere un amore così bello.