martedì 28 aprile 2015

Dire troppo, dire poco





La gola è una seconda bocca.
La pancia un secondo cervello.
Così parrebbe, volendo somatizzare.
Sarà per questo che vengono le placche, quando non si riesce ad esprimersi?
E che stomaco e intestino risentono tanto dei pensieri che abbiamo in testa?

Could be.
Per quanto mi riguarda, e alla luce delle sette settimane di mal di gola sofferte negli ultimi tre anni, mi pongo decisamente nella categoria di chi non ha il coraggio di parlare. La mia amica Sole, invece, è agli antipodi: non riesce a trattenersi e, quando c’è qualcosa che non va, lo dice senza mezzi termini.
L’ammiro!
Io non sono nemmeno capace di contrattare con il padrone di casa, figuriamoci se mi sbottono con qualcuno a cui voglio veramente bene.
Piuttosto muoio dentro, ma taccio.
E sono proprio disonesta.
Sole mi ha fatto capire che non è giusto. Non sono una vera amica. E in più, mi faccio pestare addosso.
Io le h consigliato di parlare con le persone come se stesse spiegando qualcosa a dei bambini molto piccoli, in modo da non sbottare.
Tra tre mesi, ci rivediamo per constatare i progressi.

Qua finisce che mi vedrete in giro a spaccare le vetrine dei negozi come in Un giorno di ordinaria follia, mentre lei la faranno santa subito.

Ci vuole fegato per dire alle persone ciò che si pensa, e quando lo si fa si passa pure per stronzi.
Ma arriva un momento in cui, tra il salvare la propria reputazione o il proprio benessere psico-fisico, è necessario mirare dritti al secondo e aprire la bocca.

Buoni sì, però… non esageriamo. 

martedì 21 aprile 2015

TUTTO DI REGALATO




Risveglio.
Un’altra “bella” giornata.
Non devo andare da nessuna parte.
Mi aspetta il ferro da stiro.
Il lavabo pieno di piatti.
E un pomeriggio di lavoro in nero.
Se mi va bene, riesco a spendere trenta euro al supermercato. Dove incontrerò qualcuno della mia famiglia che mi farà una testa così per un motivo qualsiasi.
Unici momenti positivi: doccia e cena.
Ah, no. Sono a dieta pesante.
Che sfiga.

Ma cosa sto dicendo?
E’ proprio in giornate come questa che godo di più nell’essere al mondo.
Perché mi ci sento.
E’ vero, sono un po’ sfigata. A volte mi chiedo dove sto andando.
E capisco che non c’è nessun posto in cui andare. Che tutti noi stiamo solo cercando di restare in piedi.
E che per riuscirci ci teniamo su spalla contro spalla, a volte spingendo troppo, a volte mollando.
Come ballerini sordi al ritmo di una danza più veloce di noi, una tarantella alla quale ci vergogniamo di partecipare, sbagliati, restii, inadatti alla vita.
Ma ci siamo. Ormai l’intossicazione è avvenuta. Ed io non voglio andare in rehab.

Replay.

Risveglio.
Chi è questo figo pazzesco nel mio letto?
Ah, sì! Mio marito. Che fortuna.
Come siamo messe oggi? Mattina libera. Faccio le pulizie, va’. Scrivo –bella sensazione.
Oggi pomeriggio mi guadagno la cena e me la vado a spendere in una bella pasta col pesto ai pistacchi.
Tanto ieri ho fatto due ore di yoga da paura.
Un saluto a casa, giusto per ricordarmi che ne ho una.
E poi respiro.
Respiro.
Respiro.
 Chi avrà inventato il “qui ed ora”?
Il mio idolo.

Non so cosa ci riserva il domani, ragazzi, ma consideriamolo come… un tutto di regalato.



martedì 14 aprile 2015

Mamma cara!





Le donne della mia generazione, benché affermino il contrario, sono ossessionate da ciò che le loro madri pensano di loro.
Forse abbiamo un senso di gratitudine talmente vasto nei confronti delle pioniere degli anni Cinquanta che questo sta sfociando in un profondo senso di colpa per non aver combinato altrettanto.
Insomma, noi ragazze 2.0 passiamo la vita a tentare di dimostrare alla nostra mamma che i suoi sacrifici per farci ottenere un lavoro, un posto nel mondo, e libertà, non sono andati sprecati.
A questi tentativi ardui, però, si aggiunge il normale senso di inferiorità che si prova nei confronti di un modello così immanente; infine, le mamme sono le prime ad avere idee confuse su ciò che vorrebbero dalle loro figlie: da una parte, sono fiere di vederle laurearsi, fare carriera… dall’altra, se la prole non si marita entro i trent’anni, le madri iniziano a preoccuparsi che ci sia “qualcosa che non va”.

Figli e figlie ne escono scombussolati e, lo so per certo, immaginano il giudizio dei genitori persino mentre stanno facendo l’amore.

Non so se sarà mai possibile per noi soddisfare le aspettative della nostra famiglia, ma di una cosa sono arcisicura: i figli passano la vita a dare dimostrazione di essere all’altezza, mentre le mamme e i papà, o coloro che ci hanno cresciuti come figli, dalla loro altezza, ci dimostrano ogni giorno che danno a vita per noi.
Quindi possiamo stare sereni: qualsiasi cazzata facciamo, loro ci perdoneranno sempre, e la realtà è che non si aspettano nulla: solo che siamo felici, per quanto è possibile, e che riusciamo a non sentirci completamente soli nella vastità abbastanza devastante della vita.

Alla luce di ciò, conviene nettamente pensare a Brad e Angelina, mentre si fa l’amore.
O a Ben e Jennifer (prima della rottura): l’unica cosa che non bisogna dire in quelle situazioni è Mamma cara!


martedì 7 aprile 2015

Poker di uova sode




Pasquetta, uguale: uova sode e carte da gioco.
Briscola, Uno, Scala Quaranta.
Poker.

Sotto il sole delle due di pomeriggio, la metafora poker-vita è scontata… però, se fila!
Persone diverse si siedono allo stesso tavolo e bluffano, non comunicano, cercano di portare via i soldi agli altri. E’ perfetto.
Indossiamo tutti degli occhiali scuri per non mostrare al mondo esterno quello che abbiamo dentro, no? E siamo convinti che tutti vogliano fregarci. Così ci isoliamo, e alla prima occasione lasciamo il gioco senza salutare.
Facile.
L’unico problema è il buio, all’inizio: quella puntata che fai senza sapere come ti andrà la partita. C’è chi cade nell’ansia già da lì, da quando tocca smollare le prime fiches. Immaginate il livello di caga che raggiungono queste persone all’all in
Ma c’è anche chi si siede al tavolo da gioco solo per provare quella sensazione iniziale. Buio: ed è tutta adrenalina che ti pompa nelle vene. C’è chi gioca soltanto per quel momento in cui si entra ufficialmente in partita e non se ne esce senza aver detto la propria.
Dicono che i veri giocatori di poker non siano particolarmente interessati alla vincita, ma all’atmosfera che si crea mentre cercano con meticolosa avventatezza di arrivare a una qualche vittoria.
E noi non facciamo lo stesso? Non siamo forse incoscienti esploratori della vita in cerca di qualcosa che ci dia soddisfazione, tanto per allontanare il buio?
Forse non lo siamo abbastanza.
Non riusciamo ad accettare il fatto che, dal poker al Machiavelli alla vita, sia tutto un gioco. Dell’atmosfera ce ne freghiamo. Vogliamo ad ogni costo arrivare, fare, avere…
Amici miei, alla fine dei giochi la tavola si sparecchia ed ognuno torna a casa sua, questo è quanto.
Se non ci si porta via un bel ricordo della giornata, restano solo le uova sode avanzate. E nessuno vuole mai andarsene con quelle.


mercoledì 1 aprile 2015

Il tempo del formaggio




Al mio paese c’è un modo di dire davvero ridicolo, che si usa nei confronti di chi non è molto avvezzo a stare al mondo:”…troverai quello del formaggio!”
Questo simpatico motto mette sull’avviso coloro che non sanno comportarsi, o si muovono in giro come se fossero gli individui più svegli mai nati: prima o poi, stando alle antiche, sagge parole del detto, anche chi si pensa il più furbo ominide tra gli ominidi incontrerà qualcuno che gli aprirà gli occhi e lo metterà di fronte alla propria stupidità.
Pare addirittura che tocchi a tutti, in un dato momento della vita.

E chi l’ha deciso?
Io sono sempre stata della fazione “Vivi e lascia vivere”, quindi non vedevo il senso di mettere caga a qualcuno che andava sbruffoneggiando tranquillo per la propria strada. Anzi, meglio per lui, mi dicevo. Se sta sicuro così…
Oggi, però, devo fare retromarcia ed ammettere che, sì, viene per tutti quel momento della vita in cui è necessario guardare il proprio IO allo specchio e chiedersi: ma chi è costui?
Per me il tempo del formaggio è arrivato circa un mese e mezzo fa, quando i miei problemi, stanchi di essere trascurati da una così gnorri padrona, si sono manifestati inequivocabilmente ed hanno deciso di dare avvio ad una catena di conseguenze poco carine, soprattutto per il mio orgoglio personale.
Il culmine della mia stupidità l’ho raggiunto sabato notte –una piomba colossale-, e cosa ho capito da questo evento abbastanza significativo?
1-Che il gintonic non è una bevanda che abbia SOLO proprietà diuretiche
2- Che è arrivato il momento per la sottoscritta di cambiare…
Il mio stratagemma prevede di riuscire a recuperare uno sguardo sulla realtà simile a quello che avevo un quindici/sedici anni fa. Per ottenere questo risultato devo:
-calmarmi
-svegliarmi
-chiarirmi gli obiettivi della vita
-svuotarmi dei pensieri negativi
-diventare astemia.
Battute a parte, vi presento il mio piano per una lucidità durevole e fruttuosa. Dio santo, adesso che leggo le varie fasi del progetto mi rendo conto che son difficilissime (meno l’ultima, che si è realizzata domenica). Ma ce la faremo, quello del formaggio mi darà una mano.

Anzi, ho già deciso il primo traguardo della mia nuova vita: mi autopubblico un libro.

I dettagli nei prossimi giorni…