Aspettative
Sottotitolo: Gli uomini non cambiano.
Qualche tempo fa ho
visto un bellissimo abito in un negozio.
Era (è)
un abito verde acido con la vita segnata e la gonna ampia al ginocchio. Mi
aspettavo che mi stesse alla perfezione, addosso. Quindi entrai e chiesi di provarlo. Ci sarei rimasta sotto se non mi fosse stato bene.
L’episodio
mi ha portato a ragionare sulle aspettative, non tanto riguardo agli abiti,
quanto riguardo agli uomini: che si tratti di una relazione seria o di un
rapporto occasionale, le donne coinvolte sviluppano sempre una serie di
fantasie, ipotesi e paranoie che potremmo riunire nella categoria
“aspettative”, in maniera non diversa da come si fa per un bel vestito visto en
passant nella vetrina di un negozio. Certo, sarebbe meglio chiamarle “nocive
illusioni” o “mere elucubrazioni che maturano il sabato sera ubriache davanti a
un Mc Drive”. Ma per comodità il carico di speranze che una donna accumula
nella propria testolina dopo aver conosciuto un uomo che le piace (o dopo averlo
sposato) viene di norma denominato “aspettative”, e capita persino che molte
donne non siano disposte ad ammetterle neppure con se stesse. Ma della
negazione parleremo un’altra volta. Oggi voglio sviscerare la questione
“aspettative”.
E’
una bella parola, mi è sempre piaciuta, e la stima etimologica è cresciuta dopo
che ho letto Grandi speranze di
Charles Dickens: pare che, in realtà, il titolo dovrebbe essere tradotto nella
nostra lingua con Grandi aspettative,
non speranze. L’accezione è
sottilmente diversa, ed io preferisco quella che connota la parola aspettative,
perché in questa parola si sente forte la presenza di un’altra, più antica ed
affascinante, che è specto. Spectare significa guardare, ma anche
volgersi verso qualcosa, e considerare quella cosa. Significa osservare
davvero, ricercare l’anima, lo spectrum, il mondo invisibile –già, proprio
così- contenuto dentro ogni esistenza.
Avere
delle aspettative è normale, nella vita; il problema è che il termine stesso ci
induce, come si è visto, ad indagare forse troppo sulle persone, a trasformare
l’indagine in speranza –speranza che una persona fatta in un certo modo possa
cambiare perché noi lo vogliamo-, ed infine ad attendere che il cambiamento si
verifichi.
Questo
è un discorso che vale sia per le ragazze single sia per quelle “occupate”.
La
mia amica Glade ha avuto per anni una relazione masochistica (altro ottimo
argomento) con un ragazzo di cui lei metteva disperatamente in evidenza i lati
buoni sperando di vederli un giorno diventare la parte più consistente
del carattere del compagno. Pensate che ciò sia avvenuto, così, per magia? Ora
la mia amica è single ed ha appena ricevuto la sua prima conferma che gli
uomini non cambiano. Incitata da me e da un’altra ragazza, anch’essa ferita e
assetata di giustizia come è bene che siano le amiche single, ha avuto un
meraviglioso momento di confidenza con un nuovo ragazzo e ne è uscita
malconcia. Se non si fosse aspettata nulla fuorché il sesso, se la sarebbe
forse cavata. A sua discolpa, c’è da dire che il ragazzo in questione ha
condito l’incontro con due appuntamenti preventivi e coccole post-coitum. Sento
già i vostri cori indignati…
E se
ci chiediamo, allora, se non sia possibile educarli ad essere migliori, o diversi
da come sono, vi racconto dei miei genitori, i quali affermano con sicurezza
che “l’altro” è peggiorato, nei precedenti quarant’anni di matrimonio: nella
fattispecie è peggiorato mio padre, manco a dirlo. Romanticismo, grinta e
pazienza sono evaporati, lasciando spazio a malinconia, ipocondria e scatti
d’ira ben covati –molto più temibili di quelli istintivi.
Ora,
come trarsi dal pantano delle aspettative? Dobbiamo aprire gli occhi, e farlo
prima di infilarci in un vestito di due taglie troppo piccolo, o è meglio
conservare una parvenza di idealismo? Noi donne dobbiamo accettare il fatto che
i nostri partner siano così come li abbiamo visti in vetrina, accettandone le
conseguenze (delusioni, amarezze, bile), oppure dovremmo continuare a sperare?
Aspettarci che un uomo modifichi le proprie abitudini a favore di una relazione
migliore è un’utopia o un risultato ormai a portata di mano, frutto di infinite
limature che spetterebbe a noi donne praticare, con costanza e perseveranza,
come instancabili sarte che allungano e rappezzano?
Vi dirò:
io non credo che gli uomini cambino. Ma nemmeno le donne. Per me, maschietti e
femminucce –che io preferisco chiamare maschiucci e femminette- sono uguali.
Tutti abbiamo nevrosi, abitudini assurde, sbalzi d’umore ed egoismi ai quali
non siamo disposti a rinunciare, nemmeno al prezzo molto caro di mandare alle
verze una relazione o una potenziale relazione. Ci accomunano fragilità, desideri indicibili,
e, last but not least, la paura di essere soli, che paradossalmente ci spinge a
temere le relazioni perché potrebbero finire, facendoci ripiombare nella
solitudine. Proprio come per i vestiti, di cui necessitiamo per non essere
nudi, salvo poi acquistare cenci di gran moda che scoprono ampie sezioni della
nostra pelle.
Le
donne e gli uomini, single o fidanzati, sposati o conviventi, etero o gay,
bisex, giovani, non più giovani e mi fermo qui…sono tutti ugualmente scoperti,
nudi. Tutti ammassati davanti alla vetrina della vita, in attesa che succeda
qualcosa attraverso la quale avvenga l’epifania, qualcosa che dica chiaro e
forte: “Sì, è l’abito giusto, la persona
giusta”. E poi arriva la commessa che è dentro di noi a cercare di convincerci
che sì, quello è davvero un capo giusto per noi, basterà stringere qui, tagliare
un pochino là, abbinare bene gli accessori, ordinarlo in un altro colore,
aspettare due settimane per le modifiche…et voilà! La perfezione costa solo
duecento euro di sovrapprezzo, e senza possibilità di resa o rimborso.
Quel
vestito verde acido a me stava benissimo, e non me l’aspettavo.
Però
non l’ho comprato: non funzionava. Ho pensato a Grandi speranze ed ho realizzato che in realtà tutto il palco di
aspettative che Pip s’era costruito nel corso della vita serviva solo a colmare
il vuoto dovuto alla mancanza di amore. Pip o la Glade scambierebbero
volentieri un vestito elegante con una bellissima storia d’amore.
E
sono tornata a casa da Estella.


una coccola leggerti...
RispondiEliminaE' un piacere farsi due (quattro-sei-otto) risate con te.
RispondiEliminaCredo proprio di condividere il tuo punto di vista sul masculo che non cambia - sarà anche perché lo sento ripetere da tutta la vita dalla mia adorata genitrice - ma è pur vero che anche noi femminette non ci lasciamo (più) sconvolgere per andare bene a tutti i costi.
Insomma, siamo tutti - uomini e donne - degli esperti sarti che con maestria e pazienza tagliamo, accorciamo, stringiamo o allarghiamo il nostro abito-persona.
E se poi invece di un cardigan ci ritroviamo con un gillet...
Forse era proprio quello di cui avevamo bisogno.
Ps : "due appuntamenti preventivi e coccole post-coitum"... Ci sa proprio fare questo maschiuccio. Stronzo.
En passant... il resto te lo commento stasera!
RispondiEliminaLa mia cara mammina anni fa, vedendomi coinvolta nell'ennesima crisi col moroso dell'epoca, un giorno provò a darmi un consiglio che decisi allegramente di ignorare (del resto lei era vecchia, cacchio poteva saperne delle relazioni?!). La dolce Luci, dall'alto dei suoi quasi sessant'anni di vita, trentacinque dei quali passati con lo stesso uomo, con cui aveva condiviso sette figli, un mutuo decennale, bollette e conti da pagare, una suocera un po' matta e un cane isterico, mi disse che l'unico modo per far funzionare una relazione per svariati decenni era accettare l'altro con pregi e difetti, senza tentare di cambiarlo. Io ovviamente ho fatto di testa mia, continuando a fracassare gli attributi al povero cristo con cui stavo, nella speranza che diventasse come volevo io. Inutile dire che la mia relazione è miseramente naufragata ai primi discorsi seri, mentre il matrimonio dei miei genitori ha retto gli urti di catastrofi inimmaginabili. Questo mi ha fatto arrivare alla conclusione che le relazioni siano come le scarpe: puoi passare anni indossando fighissimi tronchetti tacco 12, sopportando dolore e scomodità, ma se continuerai a sognare calde babbucce di lana... Ecco, forse qualcosa non funziona. La dura verità è che siamo quello che siamo. E fingere ha poco senso nel breve periodo, figuriamoci nel lungo raggio! Faccio anch'io parte della folta schiera di persone che, vuoi per paura della solitudine, vuoi per ingordigia, vuoi per imbarazzante sensibilità al fascino, vuoi per fedeltà alla filosofia "ogni lasciata è persa", compra un notevole numero di scarpe dei più svariati modelli, giurando ogni volta di smetterla ma cedendo immancabilmente alle lusinghe del plateau di turno. E' che anche quando la causa sembra inevitabilmente persa, non posso comunque fare a meno di provarci una volta di più, piuttosto che una di meno. E' proprio grazie agli errori che capiamo cosa ci serve e cosa no. E considerare questo "tempo sbagliato" come perso è un atteggiamento che mi fa proprio incazzare! Se non facessimo errori come faremmo a capire cos'è che vogliamo veramente? Invidio le persone che non hanno mai sbagliato niente nella vita e a vent'anni hanno trovato la loro strada, senza nessuna fatica. O forse no. Forse le compatisco perchè credo si siano perse un sacco di cose. Ho conosciuto, vissuto e fatto tantissime esperienze, grazie alle mie persone sbagliate. E non ho mai pensato di aver perso tempo. Anzi. Anche se sono rimasta con un pugno di mosche. Del resto lo insegna anche la volpe al Piccolo Principe "ho conosciuto il colore del grano"...
RispondiEliminaP.S. Ognuno beve con la propria bocca. E decide consapevolmente di credere a ciò che gli viene detto. Come dice sempre la mia saggia cugina, "tamisa bel i omeni". Sono geneticamente programmati per dare aria alla bocca, dicendo quello che credono vogliamo sentirci dire... Prima o poi però, lo spero almeno, il paio di scarpe perfette lo troviamo tutte. O perlomeno troviamo il paio giusto per quella festa. Che è sempre meglio di niente :-)
Cla
Vedo che si è aperto un dibattito...proprio quello che volevo! Voglio sentire voci, voci, voci!! Voci come queste, nei commenti, voci intelligenti, in gamba...
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