martedì 22 settembre 2015

Moglie felice, vita felice





Moglie felice, vita felice.
Per certi versi, odio questo modo di dire.
Trasmette l’idea che tutte le donne con la fede al dito abbiano, come unico scopo della vita, quello di rendere un inferno l’esistenza dei mariti. E loro, i mariti? Non figurano neanche. Me li immagino davanti a un barbechiù, a darsi di gomito e a complimentarsi perché sono riusciti a chiudere, per cinque minuti, la bocca di una moglie capricciosa.
D’altra parte, ditemi voi se non è vero che una donna scontenta può logorarti dentro! In fondo, noi mogli non abbiamo che poche, semplici esigenze, tra cui l’attenzione totale del partner, la sua fiducia, l’assoluta abnegazione verso il nostro modesto io, nonché la venerazione, adorazione, idolatria ed il timore dello stesso da parte del fortunato consorte. Che ci vorrà mai?
In fine, non pretendiamo mica di cambiare la mente di un uomo, ma solo di guidarla con grazia e gentilezza stilnovistica attraverso gli impervi meandri del Fato, con il riconoscimento immediato e indiscusso di questo nostro ruolo da parte del marito.
Non chiediamo certo di chiacchierare con lui come faremmo con le nostre amichette, né di farci dipingere le unghie dei piedi da colui che ci ha viste in abito da sposa, e nemmeno che ci venga preparata la cena quando torniamo tardi. Chiediamo solo comprensione, sensibilità, se possibile lettura del pensiero; poi massaggi ai piedi, e, per quanto riguarda la cena, bè… quella sì, meglio trovarla pronta, altrimenti –passatemi il francesismo- per lui sono cazzi.
Ecco. Moglie felice, vita felice. E facile, soprattutto.

Fin qui ho fatto la burlona, la mattacchiona, per dire.
Ma, vecchie mie, il guaio è che ci sono donne per cui sarebbe sufficiente avere un marito che non sia agli arresti domiciliari, che non le meni o anche solo che si lavi ogni tot giorni. Ora, il marito-angelo-dio del sesso-colf e diario segreto de noantre non esiste, ma cerchiamo di non abbassare troppo gli standard, d’accordo? Vogliamoci bene. Meritiamo di più.
Dobbiamo crederci noi per prime.
Dopo, la cosa viene da sé: se ci crediamo noi, sarà semplicissimo trasmettere il concetto al Renzo della situazione. Con i giusti presupposti, crederebbe a qualsiasi cosa.
La sapete quella del carro di buoi, no?




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