Ovvero: Che vita difficile.
Qualche tempo fa, la
mia statuaria amica Yaia ha avuto l’idea di fondare un gruppo di lettura,
denominato Le Alcolettrici Anonime.
Tutto un programma.
In ogni caso, grazie
alle socie del club ho iniziato l’anno 2015 con una scamionata di romanzi che
fanno piangere: cosa strana, perché sono tutti firmati da autori italiani
contemporanei molto spiritosi.
Ciò mi fece riflettere
sul fatto che, in fondo in fondo, siamo tutti disperati anche se cerchiamo di
nasconderlo dietro battute e frasi sarcastiche.
Un ottimo start per
l’anno nuovo, direi.
Se l’ottimismo è il
sale della vita, posso ufficialmente dichiarare che la dieta iposodica ha preso
il comando di ogni singolo ambito della mia esistenza.
Dopo aver letto Cento giorni di felicità, Io e te, I pesci non chiudono gli occhi e Fai bei sogni, ho capito che tutti abbiamo avuto un’infanzia
difficile e che, andando avanti, non è che la cosa migliori esponenzialmente.
Se fossimo cresciuti
in un modo diverso, se non ci fosse capitato di perdere dei familiari
importanti, se avessimo fatto scelte differenti… a che punto saremmo adesso?
Dove saremmo?
Cosa avremmo potuto
realizzare in condizioni diverse da quelle in cui ci è toccato “venir su”?
Gramellini mi ha detto
che i se sono il marchio dei falliti. Si diventa grandi nonostante.
Cazzo, se ha ragione.
E allora cosa dobbiamo
fare? Vivere e basta?
Una volta ho
intervistato una signora molto, molto, molto anziana (la seconda del paese), il
cui figlio minore mi ha detto che la vita della madre era paragonabile a una
barca su un fiume: a momenti era tranquilla e seguiva il corso, in altre
occasioni il letto era accidentato e pericoloso… Infine, si trattava solo di
lasciarsi trasportare.
Bisogna solo vivere?
Non lo so. Sicuramente
la chiave è quella, ma come si fa? Noi under trenta la vita vorremmo stenderla
per terra e passarci sopra con una Ferrari, lasciando i segni delle ruote
sull’asfalto. Oppure vorremmo divorarla come una grande e succulenta pizza. Non
riusciamo ancora a vederci passivi in questo folle ed eterno trenino.
Infatti è un problema.
Un problema enorme. Ecco che cosa è la
vita, per noi: un problemone.
Non ho consigli né
buone idee.
Mi sa che mi tocca
finire col botto, altrimenti le Alcolettrici diverranno presto le Alcol.
Ecco il botto: nulla
si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Anche se abbiamo fatto una
fatica della Madonna a diventare grandi, lo siamo diventati nonostante il caos,
ed ora dobbiamo andare avanti, forti del fatto che non finiremo mai, ma ci
trasformeremo sempre. Speriamo in qualcosa di
meravigliosamente meraviglioso.
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