Oggi, nel giorno del
mio twentinovesimo compleanno, mi fanno compagnia degli amici di vecchia data:
Vasco, un buon libro e il raffreddore.
Non sarà un inizio
maestoso, ma è comunque un inizio.
Questa è la mia
vita, al momento, e non me la sento di sporcarla con parole lamentose, non
oggi. Però non voglio nemmeno inzuccherarla.
Oggi, come sempre,
ciò che conta è il momento presente, la realtà, ed io non posso far altro che
raccontarla.
Leopardi scriveva
nel suo Zabaglione che non c’è nulla
come una ragazza di diciotto anni, e ne aveva ben donde (cit. Yaia). Una donna
così giovane vive di una bellezza stupefatta perfino di se stessa.
A trent’anni, non
sei più stupefatta di niente. Ti girano solo le balle.
Programma della
giornata: forse vado dalla parrucchiera con un buono omaggio. Poi cerco di
farmi assumere in un posto che mi piace. Un
saluto alla donna che mi ha messo al mondo in un pomeriggio pieno di
neve -ne approfitto anche per coccolare il mio cane di peluches.
Qualche ora di lavoro.
Note positive:
pranzo con l’amore della mia vita, che furbescamente ho sposato, e aperitivo
con le solite note (positive, appunto).
Bella, la vita.
Ma veramente.
L’importante è non
pensare al passato, quel periodo in cui si era protetti dalla routine della
scuola e del sabato sera, o al futuro, perché tanto è nebbia. Passato e futuro
non esistono. Esiste solo il presente, e se oggi sono felice lo devo a questa
strana, inebriante verità.
Oggi sono una donna
che, nel giorno del compleanno, sta facendo qualcosa che le piace, scrivere, e
che sta parlando di persone e cose che ama. Non vedo un modo migliore per
celebrare ventinove anni di vita.
Niente bilanci,
niente aspettative. Niente pressioni, nessun senso di colpa o rimpianto. Non
oggi.
La storia della mia
vita non può contenere troppe lacrime, troppe paure. Ogni giorno dovrò cercare
di metterci dentro cose diverse, belle e buone. Quindi, se volete farmi un
regalo, raccontatemi qualcosa anche voi, quando ci incontreremo: un ricordo
della nostra amicizia, un sogno.
Così per qualche
minuto saremo felici insieme; poi ognuno tornerà ad arrampicarsi sul proprio
albero, a vivere l’equilibrismo tra passato e futuro che siamo costretti ad
affrontare, soli, ma vivi.
Eccome.
Sogna, Samia, sogna come se fossi il vento
che gioca tra le foglie.
Corri, Samia, corri come se non dovessi arrivare in nessun posto.
Vivi, Samia, vivi come se tutto fosse un miracolo.
Non dirmi che hai paura,
Giuseppe Catozzella
Giuseppe Catozzella
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