Vorrei poter dire che la nostra vita
è come un vaso prezioso: fragile ma bellissima; eppure il mito del vaso di
Pandora mi insegna che è anche piena di cose brutte da tenere ben nascoste
sotto un coperchio.
Per chi non ne conoscesse la storia,
ecco in breve il mito che dà il nome al dolce natalizio più inutile del mondo.
Pandora, creata del capo degli déi
Giove, riceve dall’affezionato paparino un dono assai strambo: un vaso
contenente tutti i mali che oggidì affliggono gli uomini.
“Guai a te se lo apri, ci siamo
capiti?” diceva all’incirca il biglietto di accompagnamento. E secondo voi, la
giovane Pandora cosa fece? Voi, cos’avreste fatto? Naturalmente essa non
resistette alla tentazione di guardare dentro il vaso, anzi, lesta lesta alzò
il coperchio e... tutti i mali del mondo le scapparono fuori, sparpagliandosi
ovunque e per sempre.
Avrei alcune osservazioni da fare a
proposito dello sfortunato evento.
Primo, un coperchio poggiato su un
vaso è una precauzione assai scarsa se si vuole conservare qualcosa di molto
pericoloso per il resto dell’eternità. Sarebbe stato meglio sigillare tutti
quei mali dentro una grossa scatola e spedirla via catapulta al largo del mar
Mediterraneo, anche a rischio di affondare qualche cretese che, a nuoto,
tentava l’espatrio.
E poi, il vaso! Qualcosa di più
fragile, no? A questo punto, tanto valeva regalare alla povera Pandora un
involucro di foglie secche legato con uno spago di ragnatela, e dirle:”Non
aprirlo perché qui dentro c’è la chiave della tua vita, e tu non puoi
conoscerla.”
Una bastardata unica.
D’altronde, è questo il compito dei
genitori, no? Porre confini –anche se sottilissimi-, cercare di evitare che ci
facciamo male –nonostante sappiano che ciò è inevitabile-, donarci gli
strumenti giusti per difenderci –e come farlo se prima non conosciamo il nostro
nemico, chiuso in un vaso bellissimo e fragile?
Pandora li aveva già, questi
strumenti. Aveva un papà potentissimo e fiero, e s chiamava così perché
possedeva “tutti i doni”, letteralmente: aveva intelligenza, bontà d’animo,
bellezza... La sua vita, insomma, era perfetta, mannaggia a lei.
E allora, perché non ha saputo essere
forte, perché ha disobbedito ed ha sbirciato nel vaso, pagando la curiosità a
caro prezzo? La ragazza aveva “tutti i doni”, ma è stata ingorda di vita e, stando
al paganesimo, ci ha messi nella bagna insieme a lei.
E’ così sbagliato ingozzarsi di vita?
Magari si potesse davvero chiudere
tutte le cose negative in un vaso e vivere serenamente, senza doversi
preoccupare di soldi, malattie, brutti voti, incidenti, relazioni disastrose o
inesistenti, sovrappeso, caduta dei capelli, frustrazione, abbandoni... Le
nostre storie terminerebbero tutte con un “happy ending”, e il nostro vasellame
andrebbe a finire, intatto, sulle mensole di soddisfatti e sereni eredi.
Certo, tutti avremmo il lieto fine,
ma come suonerebbero le nostre trame?
Ne basta una: c’era una volta una
ragazza intelligente, buona, bella, con un babbo ricco, potente e magnanimo; la
fanciulla visse felicemente e non aprì mai il vaso dei mali altrimenti avrebbe
avuto dei guai. Quindi se ne stette tranquilla e fine della storia.
I soddisfatti e sereni eredi, a
sentir raccontare questa noia, sarebbero costretti a rincorrere i loro
attributi lungo la discesa che porta a Borghetto per evitare di perderli
definitivamente dentro il fiume Mincio.
Andiamo! Un po’ di verve! Pandora
avrà anche liberato qualche demone, ma in fondo l’ha fatto spinta da un demone
che già albergava dentro di lei: la voglia di sapere, di osservare, di vivere
tutto quello che c’era da vivere. Se fosse stata davvero così bella, e buona, e
furba, perché mai si sarebbe sognata di mettersi nei casini? Ve lo dico io: la
ragazza era insoddisfatta. Era arcistufa di giocare secondo le regole e ha
voluto aggiungere un po’ di pepe all’insalata mista della sua vita.
Questo, nelle relazioni, di solito
produce sempre un gran caos, ma è dal caos che nascono pianeti, universi, vite,
storie. Che siano belle o brutte, non importa -si arriva comunque a una fine-,
l’importante è che la trama sia stata intensa. Interessante. E che ogni giorno
sia stato un “giorno pandoro”.
Come oggi, per me: oggi compio
ventisette anni, un bel pandoro, nevvero?, un bellissimo vaso che sarebbe
inutile se non avesse quello strano coperchio, che attira, ammalia...
Ho sfogliato la smorfia napoletana:
27, il vaso da notte.
Largo ai commenti.Consigliato a bomba
ahahahh mi è davvero piaciuta!!!!
RispondiEliminaE apriamoli sti coperchi!!! Bella paola, davvaro bella! Pietro e Maty: ci e' piaciuta tanto e siamo tanto felici!
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