domenica 10 febbraio 2013

Il vaso di Pandora


Ovvero: L’importante è che sia intensa

Vorrei poter dire che la nostra vita è come un vaso prezioso: fragile ma bellissima; eppure il mito del vaso di Pandora mi insegna che è anche piena di cose brutte da tenere ben nascoste sotto un coperchio.

Per chi non ne conoscesse la storia, ecco in breve il mito che dà il nome al dolce natalizio più inutile del mondo.
Pandora, creata del capo degli déi Giove, riceve dall’affezionato paparino un dono assai strambo: un vaso contenente tutti i mali che oggidì affliggono gli uomini.
“Guai a te se lo apri, ci siamo capiti?” diceva all’incirca il biglietto di accompagnamento. E secondo voi, la giovane Pandora cosa fece? Voi, cos’avreste fatto? Naturalmente essa non resistette alla tentazione di guardare dentro il vaso, anzi, lesta lesta alzò il coperchio e... tutti i mali del mondo le scapparono fuori, sparpagliandosi ovunque e per sempre.

Avrei alcune osservazioni da fare a proposito dello sfortunato evento.
Primo, un coperchio poggiato su un vaso è una precauzione assai scarsa se si vuole conservare qualcosa di molto pericoloso per il resto dell’eternità. Sarebbe stato meglio sigillare tutti quei mali dentro una grossa scatola e spedirla via catapulta al largo del mar Mediterraneo, anche a rischio di affondare qualche cretese che, a nuoto, tentava l’espatrio.
E poi, il vaso! Qualcosa di più fragile, no? A questo punto, tanto valeva regalare alla povera Pandora un involucro di foglie secche legato con uno spago di ragnatela, e dirle:”Non aprirlo perché qui dentro c’è la chiave della tua vita, e tu non puoi conoscerla.”
Una bastardata unica.
D’altronde, è questo il compito dei genitori, no? Porre confini –anche se sottilissimi-, cercare di evitare che ci facciamo male –nonostante sappiano che ciò è inevitabile-, donarci gli strumenti giusti per difenderci –e come farlo se prima non conosciamo il nostro nemico, chiuso in un vaso bellissimo e fragile?

Pandora li aveva già, questi strumenti. Aveva un papà potentissimo e fiero, e s chiamava così perché possedeva “tutti i doni”, letteralmente: aveva intelligenza, bontà d’animo, bellezza... La sua vita, insomma, era perfetta, mannaggia a lei.
E allora, perché non ha saputo essere forte, perché ha disobbedito ed ha sbirciato nel vaso, pagando la curiosità a caro prezzo? La ragazza aveva “tutti i doni”, ma è stata ingorda di vita e, stando al paganesimo, ci ha messi nella bagna insieme a lei.

E’ così sbagliato ingozzarsi di vita?
Magari si potesse davvero chiudere tutte le cose negative in un vaso e vivere serenamente, senza doversi preoccupare di soldi, malattie, brutti voti, incidenti, relazioni disastrose o inesistenti, sovrappeso, caduta dei capelli, frustrazione, abbandoni... Le nostre storie terminerebbero tutte con un “happy ending”, e il nostro vasellame andrebbe a finire, intatto, sulle mensole di soddisfatti e sereni eredi.

Certo, tutti avremmo il lieto fine, ma come suonerebbero le nostre trame?
Ne basta una: c’era una volta una ragazza intelligente, buona, bella, con un babbo ricco, potente e magnanimo; la fanciulla visse felicemente e non aprì mai il vaso dei mali altrimenti avrebbe avuto dei guai. Quindi se ne stette tranquilla e fine della storia.
I soddisfatti e sereni eredi, a sentir raccontare questa noia, sarebbero costretti a rincorrere i loro attributi lungo la discesa che porta a Borghetto per evitare di perderli definitivamente dentro il fiume Mincio.
Andiamo! Un po’ di verve! Pandora avrà anche liberato qualche demone, ma in fondo l’ha fatto spinta da un demone che già albergava dentro di lei: la voglia di sapere, di osservare, di vivere tutto quello che c’era da vivere. Se fosse stata davvero così bella, e buona, e furba, perché mai si sarebbe sognata di mettersi nei casini? Ve lo dico io: la ragazza era insoddisfatta. Era arcistufa di giocare secondo le regole e ha voluto aggiungere un po’ di pepe all’insalata mista della sua vita.
Questo, nelle relazioni, di solito produce sempre un gran caos, ma è dal caos che nascono pianeti, universi, vite, storie. Che siano belle o brutte, non importa -si arriva comunque a una fine-, l’importante è che la trama sia stata intensa. Interessante. E che ogni giorno sia stato un “giorno pandoro”.
Come oggi, per me: oggi compio ventisette anni, un bel pandoro, nevvero?, un bellissimo vaso che sarebbe inutile se non avesse quello strano coperchio, che attira, ammalia...

Ho sfogliato la smorfia napoletana: 27, il vaso da notte.
Largo ai commenti.


Consigliato a bomba




                                              

2 commenti:

  1. E apriamoli sti coperchi!!! Bella paola, davvaro bella! Pietro e Maty: ci e' piaciuta tanto e siamo tanto felici!

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