martedì 30 settembre 2014

La speranza è la penultima a morire



Spes ultima dea, recita un proverbio latino da noi conosciuto come La speranza è l’ultima a morire. Non ci siamo rassegnati a immaginare la nostra luccicante illusione di un futuro migliore nelle vesti dell’ultima divinità a cui possiamo rivolgerci.
Già, perché l’ultima tra tutti gli dei, e sono tanti, dev’essere veramente incapace. Una Pollon che non riesce mai a portare a termine le missioni. Altro che polverina magica: alla nostra speranza serve un’endovena di caffelatte con i Plasmon e qualcuno che le canti nelle orecchie “Io crescerò…la-lalalalalà-lallà…”
Spes ultima dea. Partiamo male, anche se il motto vorrebbe infondere un ottimismo estremo. Secondo me, tra l’altro, la speranza non è l’ultima a morire. Le ultime a morire siamo noi, nel momento in cui ci arriva la batosta numero enne, dritta dritta sui denti davanti, alla fine di una relazione che credevamo degna di considerazione.
Scrivo questo triste post in onore delle varie situazioni che stanno vivendo in questo periodo le mie care amiche: purtroppo, sembra si sia diffuso il virus della maritatite, ovvero della fiducia negli uomini maritati, conviventi, o con figli.
Premetto che auguro a tutte di risolvere magnificamente le rispettive situazioni: io voglio solo che le mie ragazze siano felici. Come spettatrice obiettiva, però, non posso fare a meno di iniziare a lucidare gli argenti, soprattutto i cucchiai e i cucchiaini, e di prepararmi per la raccolta dei pezzetti (conseguenza molto probabile della batosta numero enne e uno).
Abbiate pazienza: io non aborro gli uomini impegnati. Anzi. Sono la metà di uno di essi, quindi devo mantenere un livello accettabile di fiducia nella categoria. Una Persona Che Conosco, per esempio, ritiene che ogni donna maritata sia anche cornificata. La questione mi interessa relativamente: credo che me ne accorgerei, e se così non fosse…occhio non vede, cuore non duole!
Il punto di oggi è: perché tanti uomini sposati, conviventi o con figli flirtano e si avventurano tra le lenzuola di altre donne, quando hanno già una donna pronta all’uso, a casa loro? Risposte possibili:
-non sono felici con la compagna
-stanno attraversando una crisi personale
-non riescono a vivere un rapporto monogamo perché A) hanno avuto un modello familiare poco affidabile, B) hanno avuto un trauma da abbandono in età prepuberale, C) la natura li ha fatti traditori.
Subito dopo, ci chiediamo: alla luce di queste semplici considerazioni, perché uomini siffatti continuano ad iniziare relazioni durature e addirittura a sposarsi e a fare figli? Forse per un egoistico desiderio di sicurezza, conferma e stabilità? Ma i signori non saranno anche un po’ masochisti nel tornare ogni sera in una situazione che non li rende felici?
E noi donne… Veniamo a noi. Perché, presto o tardi, ci imbattiamo in un uomo sposato e non lo evitiamo? Le ragazze mi dicono che si tratta d’amore. Su questo non discuto. Qualcuno però mi ha detto che c’entrano anche le probabilità: diventando più grandi, le possibilità di incontrare uomini liberi si riduce via via, e quindi è inevitabile avere a che fare con mariti insoddisfatti, conviventi in crisi, papà che non trombano da almeno nove mesi. E le donne che ci sperano, a quel punto, sono innamorate o sono solo le amanti?
Anche qui, tutto è relativo. Sei l’amante fino a che lui non riconosce pubblicamente di amare te. E’ un po’ come essere scrittore e farlo per professione: finché non sei riconosciuto dal pubblico, rimani un po’ l’amante della letteratura e basta, e con questo venerabile titolo non ci campi.
Bene, finché lui non lascia la moglia, non viene via di casa e non parliamo nemmeno dei figli, stiamo vivendo una storia che non assurgerà all’Olimpo dell’eterno. Dobbiamo decidere noi, poi, se ci sta bene iniziare una relazione con delle persone così.

Come sempre, ho fatto di tutta l’erba un fascio, ma c’è un motivo preciso: ho sentito raramente di storie nate con questi presupposti, che siano poi diventate Grandi Amori. Solo quella tra Banderas eMelanie Griffith, forse. La fortuna che l’uomo dei nostri sogni mandi a puttane la sua vita per noi capita molto di rado, purtroppo, e ciò significa che chi ci spera ancora si farà male.
Ed io non voglio il male per le mie ragazze.
Però, non si sa mai… i latini dicevano pure Credo, quia absurdum.
Ci credo, perché è assurdo…



martedì 23 settembre 2014

La donna è rossa





E’ il primo giorno d’autunno, ed io mi sono fatta i capelli rossi.
Veramente è stata un’idea di Glade: lei se li è fatti color cognac (tanto per non allontanarci troppo dal tema alcolico). Li volevo anch’io così, ma, dato che parto da una base scura, i miei riccioletti son venuti fuori color Tavernello.
E chissenefrega, direte voi.
Giusta osservazione.
L’argomento tricologico mi serviva solo per introdurre il rosso, e l’autunno. Molti pensano che l’autunno sia una stagione triste e niente affatto sexy. Ricomincia la scuola, fa più fresco, sono disperatamente finite le scampagnate al mare.
Però, secondo me, dipende tutto da come uno vede la vita. C’è chi osserva le foglie secche e le trova solo secche, chi le vede giallastre, chi non ci fa nemmeno caso.
Noi donne le vediamo rosse.
In effetti, il colore femminile per eccellenza, secondo me, non dovrebbe essere il rosa, ma il rosso. Ed evitiamo, per favore, il classico, scontato riferimento alle mestruazioni.
La donna è rossa per vari motivi: è rossa perché è sanguigna, perché vive di passioni infiammanti e perché spesso si pittura labbra, capelli e unghie di quel vermiglio tono. L’uomo, quando si abbiglia di rosso, sembra soltanto natalizio.
Ma la donna non è, come hanno sempre voluto farci credere, tutta fuoco e sentimento, no: noi siamo rosse anche dal petto in su. Abbiamo il cervello che è come il camino di un vulcano, da tanto che lo usiamo; siamo rosse negli occhi e pronte alla battaglia; siamo rosse in quella zona della mente dedicata alla politica –checché se ne dica, noi donne siamo troppo comuniste.
E’ inutile negarlo: la donna è rossa. Fa società con le altre donne, è generosa, impavida, e mette le persone davanti ai soldi.

Io ho tirato in ballo la politica (a me piace sbilanciarmi, senza voler offendere chi la pensa diversamente), ma in realtà sono certa che la donna sia di più di un meschino gioco delle parti all’italiana: la donna è super partes. Non vede colori diversi: la donna vede rosso.
E in questa sfumatura magenta ci riuniamo tutte sotto la stessa stagione, che trova il suo punto di forza nell’autunno, un periodo dell’anno così banale, blando, sbiadito…che si adatta perfettamente al nostro sguardo di pittrici indemoniate.
Quando vedi la vita come una pagina bianca su cui colorare a tuo piacere, è difficile che una stagione ti faccia proprio schifo.

Com’è bello essere noi.

martedì 16 settembre 2014

Astinenza da: tutto


Ogni giorno, nel mondo, le persone si svegliano e sanno che dovranno privarsi, per l’ennesima volta, di qualcosa.
Non ci sono leoni o gazzelle in questa storia, ma solo impauriti topolini brulicanti –noi, le persone- che per un’infinità di ragioni ogni giorno fanno propositi di astinenza da qualcosa. La paura di non essere abbastanza belli, sani o puri ci porta, every day every night, a rinunciare a tutto ciò che ci può far male. Un esempio? Io. Un mese fa ho deciso di mettermi a stecchetto e di ignorare i cibi grassi. Ad oggi, la mia vita è una valle desolata, intervallata da acini d’uva e e bicchieroni di thè verde, che solo l’Archy riesce a rallegrare con le sue calorie naturali.
Tra le mie amiche, l’astinenza va molto di moda. Glade, dopo essersi fatta accorciare i capelli da suo padre, non vuole più contatti con gli uomini per almeno un mese. Una Persona Che Conosco si è convertita alla sigaretta elettronica; motivo: abbandonare il fumo definitivamente. Yaia, a periodi alterni, fa voto di sobrietà prolungata. Maggiolina, per evitare il traffico mattutino, ha cambiato il suo orario di inizio al lavoro. Insomma, tutte, a quanto pare, abbiamo qualcosa da cui vogliamo allontanarci, e non solo una cosa: nella maggior parte dei casi, le nostre rinunce nascondono paure più ingenti, ma noi le soffochiamo dentro il cassetto della biancheria  intima o nella scatola delle scarpe.
Sì, perché… alzi la mano chi riesce a dire, del tutto e per sempre, basta. Confesso per prima: sono stata ad un matrimonio, sabato, e mi sono sfondata di alimenti grassi come la catena della bicicletta. Ho ingollato anche due fette di torta nuziale, e a benedire la dieta.
Vorrei proprio sapere se Maggiolina si è alzata per tempo, oggi, al ritorno da una rilassosa vacanza al mare, e se Yaia non ha fatto neanche un aperitivo, la settimana scorsa. A riguardo, posso rispondermi da sola, perché mercoledì io ero con lei in un noto bar del paese. Quanto a Glade, i suoi contatti con gli uomini si limiteranno anche a un saluto tra colleghi e a una stretta di mano, ma la sua astinenza durerà davvero un intero mese?
E poi, infine, perché ci siamo poste questi limiti? Da cos’è che vogliamo scappare? Le calorie, il traffico, l’alcol, il fumo… la paura di morire ci spinge a vivere a metà?
Svolta.
Non penso sia così. Nessuno vuole morire presto, è chiaro, e mettere da parte un po’ di cattive abitudini non è uno sforzo sovrumano a confronto dei guadagni in termini di salute. Il guaio è che noi diventiamo maniache. Allo stesso modo in cui rinunciamo a sesso, pizze e storie senza senso, ci tuffiamo a candela dentro piscine piene di trombamici, verdure, uomini-palliativi, dimenticando cosa vogliamo veramente. Prendersi una pausa da noi stesse, dalla vita reale, sembra così facile quando si trovano delle emozioni-placebo: tutto ciò che non fa troppo male appare splendido, e tutto ciò che media i nostri isterismi ci rassicura quanto la cura per una malattia rara.
Io non so se questi sono tutti inganni a cui ricorriamo per essere meno sole, meno deboli, meno arrabbiate. So solo che per tutto esiste una giusta misura, solo che è molto difficile capire quale è giusta per noi. Scoprirlo sarà la croce e la delizia di ogni donna della mia generazione –problema che fino a settant’anni fa non si poneva- e che spero movimenti anche la vita delle nostre figlie e pronipoti, se ne avremo.

Un’esistenza limitata, senza un po’ di buon cibo ed un bel po’ di amore, è una tristezza unica. Ma per arrivarci bisogna affrontare i propri demoni. Anche quelli che avevamo sigillato con tanta cura, in fondo al cuore, e coperto con le nostre manie. 

martedì 9 settembre 2014

Sexoccasioni di conoscersi


Come i miei lettori ben sanno, io ho tre amiche single: Glade, Yaia e Sole.
Due di loro riescono ad avere delle storie da “una botta e via”. Tra queste due, però, una sola –a suo dire- riesce a staccarsi mentalmente dall'accaduto e ad andare avanti con la propria vita. Ricapitolando: una delle mie amiche single non ama il sesso occasionale. Un’altra sì, ma dopo averlo fatto rimane legata a livello cardiaco. Una terza, portentosa amica, invece, lo fa e basta. Come un uomo, verrebbe da sottolineare.

Il mio Architetto Sexy, però, detesta che io affermi tali calunnie nei confronti del suo genere, e ritiene che siamo noi donne, infine, a ragionare seguendola volontà della nostra patatina.
Ora, l’argomento non è dei più eleganti, ma la domanda giunge: è forse vero che sono le donne a ricercare la stantuffata facile e poi a scappare? Abbiamo sempre creduto che fossero gli uomini a comportarsi così… e ci abbiamo costruito sopra anni e anni di rabbia, rancori, recriminazioni. Ora salta fuori che, sveglione, avremmo potuto fare più attenzione alle persone con cui andavamo a letto, perché tra loro poteva esserci l’uomo della vita, che s’è allontanato mestamente mentre noi cercavamo scuse per non legarci.
A me, questa teoria suona un ciccino strana. I racconti delle mie amiche e conoscenti single sono straripanti di uomini che arrivano una notte, tipo Marzio di Sailor Moon travestito da Milord (cosa peraltro un po’ gay), seducono con parole ambigue e poi spariscono con una sventagliata di mantello. Insomma, tutto farebbe presumere che, per i masculi, la botta e via non è assolutamente un problema, anzi: la prodigiosa scomparsa post coitum è un effetto collaterale assai gradito, se non addirittura necessario, per loro. Gli uomini riescono davvero a fare sesso senza più pensare alla partner? O è una fuga dagli impegni, la loro? E noi? Siamo davvero quelle povere pulzelle pulcre e facilotte all’innamoramento, o siamo perfettamente capaci, se non atte, alla scopazzata veloce?
   Bè, è risaputo che sia lui sia lei hanno delle esigenze fisiologiche; una volta uno mi ha detto che se non lo faceva tutte le settimane poteva ritrovarsi con le biglie bluette, e così immagino valga anche per le donne: forse dopo sette-otto giorni si incomincia ad avere strani sintomi. Voci di corridoio vogliono le donne caste più nervosette di quelle attive, ma secondo me è una scemata, perché tanto lo siamo sempre, attive o no.
Bene, comunque, rispettando le nostre esigenze, io credo che tutti abbaimo il diritto di godere (della compagnia di un partner sessuale) e che dovremmo farlo con leggerezza -non con superficialità, ocio lì. Dovremmo innanzitutto essere grate al partner anche solo per il sollievo che ci reca. Consiglio dell’ultima ora: magari sarebbe carino scambiare due parole con lui, prima o dopo, giusto per vedere se potrebbe piacerci anche nella sua interezza e non solo nella “fattispecie”. Questa è una cosa che dovrebbero fare tutti, uomini e donne: parlare. Comunicare. Le mie amiche diranno che così le cose si complicano. Paradossalmente, io penso invece che si semplifichino.
Ma io sono solo una vecchia.

Tra un anno e mezzo compio trent’anni, vedi un po’ te. 

martedì 2 settembre 2014

Il padre: top modello


Noi bambine, si sa, dobbiamo superare, prima o poi, il complesso di Elettra.
Ma chi era, questa Elettra? Cosa ha fatto di male per essere sempre citata come una che va superata, un po’ come la polmonite? Ecco, mi hanno detto che la giovane micenea venne abbandonata dall’amatissimo padre Agamennone ancora piccina, a causa della guerra di Troia, e che la madre Clitennestra le causò l’ennesimo trauma uccidendo Agamennone non appena questi fu tornato a casa. Allora Elettra, per vendicare il papà, assassinò a sua volta la mamma.
Un bel guazzabuglio.
La mia versione di questa storia morbosamente affascinante, se dovessi riscriverla, sarebbe un po’ diversa, tipo così:”A Micene viveva, tanto tempo fa, una famigliola in apparenza felice, ma che sicuramente covava dei grossi, grossi guai, come tutte le famiglie da Mulino B. Elettra, la figlioletta, era in quella fase-fastidio in cui le bambine vogliono sposare il babbo, il quale comunque era un fusto di tutto rispetto ed era pure condottiero. Quando scoppiò la guerra di Troia, Agamennone dovette partire e lasciò ad arrangiarsi con i figli la sua sposa Clitennestra. Elettra avrebbe avuto tutto il diritto di esclamare Porca Troia!, visto che suo padre andava a difendere in quel luogo una causa non sua. Ma la bimba continuò ad aspettare la figura paterna per anni, scrutando l’orizzonte e godendo in anticipo del momento in cui lei e Agam si sarebbero riabbracciati. E no che, non appena lui ritorna, la mamma (che, nel frattempo, s’era trovata l’amante) lo fa fuori! Ed Elettra, sentendosi la ragazzina più sfigata di tutta l’antica Grecia, pone fine alle sue sofferenze familiari accoppando madre e amante in una volta sola. Fine.”
La storia di Elettra non chiarisce bene se dobbiamo emanciparci dalla madre o dal padre, secondo me; sta di fatto che, in tutte le nostre relazioni amorose, siamo spinte da una forza subcosciente a ricercare lui, il papà, nel partner, desiderando o rigettando, a seconda dei casi, le caratteristiche paterne che ci hanno colpito durante l’infanzia.
Sembra che chi ha avuto un padre autoritario o assente soffra di scarsa autostima e cerchi sempre un compagno che poi critica aspramente, o che tende ad allontanare –pensando di non meritarlo-, o dal quale ha il terrore di essere abbandonata; le donne con padri romantici e idealisti non riconoscono bene i propri limiti e i valori per loro essenziali; naturalmente tutta la mia simpatia va per quelle persone che non hanno avuto il papà durante la crescita, oppure ne hanno avuto uno bastardo e irresponsabile. Il mio babbo si è comportato bene con me, ma è umano e l’ho tirato giù dal piedistallo tempo fa, così che, ora, posso provare tenerezza nei suoi confronti, con il solito retrogusto di senso di colpa -grande male della nostra società.
Ma è inutile cercare di differenziare: tutto sommato, il papà è stato importante per chiunque ed è difficile sia staccarsene sia allontanarsi troppo dalla sua influenza. La famiglia è dentro di noi, è una coccola per il nostro ego (oppure uno schiaffo, per chi l’ha avuta problematica), e le nostre relazioni ne sono immensamente condizionate.
Ogni serata con le amiche, però, non può ridursi nel vicolo cieco di una frase come:”Mi metto sempre con l’uomo sbagliato” o “Ma li trovo tutti io, gli sfigati?!”. E’ ormai evidente che non ci sono uomini giusti o sbagliati, ma solo uomini, proprio come i nostri padri. Non esistono dei ed eroi, le persone non hanno superpoteri, né il dono dell’immortalità. Ed è meglio così. Esistono solo persone che si comportano in modi diversi o che vogliono cose diverse: bisogna avere abbastanza chiaro ciò noi si vuole da una relazione, prima di iniziarne una, e aspettarsi da ognuno quel che ognuno può dare, e vedere se questo ci basta oppure no.

Ecco, forse la differenze tra padre e partner è qui: il padre non lo puoi scegliere, chi ti capita, ti capita, quindi devi accettarlo così com’è, mentre il compagno lo scegli tu, e lo puoi ricercare al meglio delle tue aspettative.  In questo, la mamma può aiutare: per quanto si creda che il padre costituisca il top dei modelli, è la donna che sa scrutare negli animi e che li sa leggere come un libri aperti. Sarà per questo che Clitennestra si è stufata di suo marito: si vede che era un narcisista pesante ed egoista, e lei lo ha mollato. Magari era meglio non ucciderlo, però noi molliamoli i narcisisti pesanti ed egoisti. Se non il modello, vogliamo almeno il top.