martedì 14 maggio 2013

Sua sidera habent amores


Lo sapevate che l’oro nasce dall’esplosione di una stella?




In questi giorni mi sono ritrovata spesso a riflettere sul perché le storie d’amore finiscano. Dopo essermi imparaoiata sull’argomento per ore ed ore, sono giunta all’arguta conclusione che tutte le storie, anche quelle correnti, ad un certo punto finiscono. Nel senso che attorno ad esse si creano dei finis, confini, limiti, che le rendono imperfette, talvolta difficili, altre volte fallimentari. E allora, mi direte voi, se sei già arrivata alla conclusione perché ci stressi lo stesso?’
Il motivo è nel mentre, tra il titolo e il punto. Ci arriviamo, seguitemi che ci arriviamo.

Nel 2009, in Italia, circa due matrimoni su dieci sono finiti in un divorzio e quasi tre in separazione. Sposarsi è diventato come mettere la mano in una trappola per topi che, già si sa, scatterà due volte e mezzo su dieci. Voi accettereste di provare il giochino? In una situazione simile, coppie definite “solide”, “storiche” e “collaudate” rompono. Amori fulminanti lo diventano veramente.
Per quale ragione, se ce n’è una, ci accade questo? Come mai i nostri genitori sono riusciti a stare insieme trent’anni e noi, invece, abbiamo paura perfino di pronunciare la parola “storia”? Questa deficienza da cui siamo affetti merita un po’ d’attenzione.
Chi si imbarca in un rapporto serio non lo fa, a mio avviso, nell’oblio assoluto, né in nudità completa, come affermava il buon Wordsworth nel 1700. Secondo lui, l’umanità viene da altrove, da una dimora divina che ci ha dato tanti sentimenti da renderci sensibili perfino alla vista di un fiore semplice come un dente di leone (il nostro soffione).
Se ciò fosse vero, si spiegherebbe perché la gente litiga per un nonnulla, fornendo guadagno agli avvocati di tutto il mondo, ma non si spiegherebbe perché il fenomeno sia in aumento nella società contemporanea.
Certo, è inutile chiedersi cosa sia cambiato rispetto a cinquanta o sessant’anni fa. Niente è più come un tempo, ed è giusto così. Ma i sentimenti sono cambiati insieme ai costumi, alla musica, alla moda?
Forse i sentimenti no, eppure c’è qualcosa che affligge le persone, un’insoddisfazione di fondo simile a quella che affliggeva gli animi delle donne prima dell’avvento del femminismo. Ora come ora, siamo tutti dis-emancipati a livello affettivo… cos’è che ci ha disabituati all’amore,dis-educati alla vita di coppia e, infine, resi fragili come i semi dei soffioni che volano via al primo refolo di vento?

Cerco nella Storia, e vedo nel secolo scorso due guerre mondiali e una rivoluzione tecnologica sconvolgente. Forse ci siamo spaventati, negli ultimi decenni, e adesso abbiamo ancor più timore di quello che ci riserva il futuro.
Se, invece, cerco nelle storie, vedo orgoglio, silenzi, ipocrisia… paura. Non sono ragioni diverse da quelle che fanno scoppiare una guerra. Proviamo a dirlo ad alta voce: le relazioni del duemila sono come il preludio a un conflitto mondiale e terminano –venticinque su cento- in una maniera non dissimile.
Mi accorgo di aver ripetuto più di una volta la parola paura. Paura di decidere, cantava Elisa. Paura di me. Non bastiamo a noi stessi. E ci rivolgiamo agli altri per non affrontarci. Fa paura guardarsi dentro, ma se nemmeno noi riusciamo ad assistere al tremendo spettacolo che mette in scena il nostro cuore ogni giorno, come possiamo pretendere che lo faccia qualcun altro, qualcuno che ci sta amando a scatola chiusa?
Caro Wordsworth, il problema sta proprio qui –secondo il mio modestissimo parere-, nel non sapere: noi non siamo giunti nel mondo da un luogo ultraterreno da cui abbiamo ereditato sentimenti ed emozioni. Siamo nell’oblio assoluto e in nudità completa, all’oscuro di tutto ciò che riguarda l’animo umano, inconsapevoli di noi stessi tanto quanto lo siamo degli altri. E non nasciamo sulla scia di nuvole di gloria, come ti piace affermare, ridondante che non sei altro. La nascita, se nessuno te l’ha spiegato, è una questione molto più terra-terra.
Quindi, finché non conosciamo noi stessi, sarà dura accettare questa verità, e cioè che non ci ha mandato Dio indicandoci la strada, ma esistiamo “da soli”, e soli dobbiamo bastare a noi stessi prima di accompagnarci ad un’altra solitudine.

“Erano fatti l’uno per l’altro”, si dice quando si viene a conoscenza di una rottura. Ma, alla luce di quanto ho appena detto, credo non ci sia dato nemmeno di sapere cosa succede veramente dietro una porta chiusa, quando due persone sposate, conviventi o “semplicemente” innamorate sono l’una al cospetto dell’altra, senza fronzoli e senza maschere. Sua sidera habent amores, ogni amore ha il suo destino, e non tocca a me giudicare. Io uso solo parole, parole per disegnare immagini, e ve ne suggerisco un’ultima prima di salutarvi: i destini per i latini sono sidera, stelle. Proviamo a guardare in su, nelle notti d’estate, e a cercare i destini dei nonni, degli antenati, dei grandi del passato, ma soprattutto cerchiamo il nostro e facciamo esplodere la stella da cui nascerà un fiore d’oro.
Altro che soffioni.





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