martedì 21 aprile 2015

TUTTO DI REGALATO




Risveglio.
Un’altra “bella” giornata.
Non devo andare da nessuna parte.
Mi aspetta il ferro da stiro.
Il lavabo pieno di piatti.
E un pomeriggio di lavoro in nero.
Se mi va bene, riesco a spendere trenta euro al supermercato. Dove incontrerò qualcuno della mia famiglia che mi farà una testa così per un motivo qualsiasi.
Unici momenti positivi: doccia e cena.
Ah, no. Sono a dieta pesante.
Che sfiga.

Ma cosa sto dicendo?
E’ proprio in giornate come questa che godo di più nell’essere al mondo.
Perché mi ci sento.
E’ vero, sono un po’ sfigata. A volte mi chiedo dove sto andando.
E capisco che non c’è nessun posto in cui andare. Che tutti noi stiamo solo cercando di restare in piedi.
E che per riuscirci ci teniamo su spalla contro spalla, a volte spingendo troppo, a volte mollando.
Come ballerini sordi al ritmo di una danza più veloce di noi, una tarantella alla quale ci vergogniamo di partecipare, sbagliati, restii, inadatti alla vita.
Ma ci siamo. Ormai l’intossicazione è avvenuta. Ed io non voglio andare in rehab.

Replay.

Risveglio.
Chi è questo figo pazzesco nel mio letto?
Ah, sì! Mio marito. Che fortuna.
Come siamo messe oggi? Mattina libera. Faccio le pulizie, va’. Scrivo –bella sensazione.
Oggi pomeriggio mi guadagno la cena e me la vado a spendere in una bella pasta col pesto ai pistacchi.
Tanto ieri ho fatto due ore di yoga da paura.
Un saluto a casa, giusto per ricordarmi che ne ho una.
E poi respiro.
Respiro.
Respiro.
 Chi avrà inventato il “qui ed ora”?
Il mio idolo.

Non so cosa ci riserva il domani, ragazzi, ma consideriamolo come… un tutto di regalato.



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