Per una donna è più facile
Al mattino, di solito, quando ci si
alza e si comincia la giornata, non si ha troppa voglia di parlare. Tanto meno
di discutere.
E invece no, in certe famiglie è
diverso. Soprattutto nei primi periodi dell’anno, giorni in cui tutto è sospeso,
da avviare, da riassestare. Compresi i rapporti con le altre persone.
In questi momenti, e in queste
famiglie, la quiete del risveglio non è che un preludio al litigio, il classico
saluto –“Buongiorno”, o ancora meglio “’Ngiorno”- un auspicio dallo scarso
potere profetico. Non appena si varca la soglia della cucina, già pregustando
(illusi) una tranquilla seduta fatta di caffè e marmellata, si viene accolti da:
a) padre alle prese con la propria
identità di pensionato
b) madre munita di ferro da stiro
c) sorella/e che viene/vengono a
chiedere favori di varia natura
d) latrato del cane dei vicini,
animale immortale
e) altri eventi gradevoli come le
noci marce.
Nel mio caso, l’elemento disturbante
si è rivelato insito nell’opzione b.
Ora, non so se voi siate adepte o
adepti delle pulizie di casa. Forse fate parte di quel gruppo di individui che
amano, anzi adorano riordinare,
lavare vetri, sperimentare in cucina lasciando dietro di sé colonne di pentole
da sgrassare. Di più, forse voi non potete proprio farne a meno, di mettere
tutto a posto, tutto catalogato in rigoroso ordine alfabetico: dite la verità,vi
sentite male solo al pensiero che qualcuno possa non condividere la vostra
passione per l’ordine e l’igiene e che esistano al mondo persone che vivono (peraltro
serenamente) nel caos.
Ecco, io sono una di queste persone.
Non la maniaca del pulito, al contrario: io ho la puliscifobia. Chi ha letto il
romanzo Guerre in famiglia di Jerry
Spinelli sa di cosa parlo.
Purtroppo per i miei nervi, mia
madre ha fatto di tale pigrizia una questione legata al genere sessuale.
Quella mattina, un attimo prima che
io –pacifica- mi attaccassi alla mia spremuta come un vitellino alla tetta
della mucca, la mia mamma m’ha bruscamente ricondotta alla realtà, affermando
che si stupisce del fatto che io sia così poco propensa a fare le pulizie, dal
momento che dovrebbe essere nella mia natura di donna imbracciare scope e
impugnare cucchiai di legno ogniqualvolta io abbia del tempo libero, trovandomi
in prossimità di un fornello o di un pavimento.
Lasciamo passare qualche istante di
silenzio, per favore.
…
Urge una mini-premessa: in quel
periodo non lavoravo molto. Credo non ci sia bisogno di illustrarvi l’attuale
situazione del mercato del lavoro per farvi capire perché ero spesso a casa. E,
soprattutto, non c’era bisogno di fare ciò di prima mattina, quando una persona
non gradisce di sentirsi ricordare non appena apre gli occhi quanto è sfigata e
inutile per la società.
Allora cercai, con tutta la
diplomazia e il sangue freddo possibili, di spiegare il mio punto di vista alla
donna che mi ha dato alla luce. E lei che fa? Trasla le proprie idee da fine
Ottocento dentro l’argomento “lavoro”, mentre continua a stirare, chssss-chssss (ma dov’è finita quella
ragazza che negli anni Sessanta andava in fabbrica con la gonna corta?) chsss- chssss:
-Guarda che se tu fossi un uomo
sarebbe molto più difficile sopportare la disoccupazione. Cosa può fare un
maschio se lo lasciano a casa dal lavoro? Una donna, male che vada, ha sempre
da fare i mestieri, se poi rimane incinta deve allattare… Pensa, ci sono certi
Paesi in cui la legge permette alla donna di tornare subito al lavoro dopo il
parto. E il marito dovrebbe restare a casa a occuparsi del bambino! E come fa?
Non ha mica il latte, lui…
I mestieri. Perfino la chicca della nuova legge, mi ha tirato fuori.
Non ha nemmeno fatto caso
all’enorme, evidente contraddizione che si annida nelle sue parole, quelle di
prima e quelle che ha appena sciorinato. Io sono pigra. Lei se ne stupisce. In
effetti, io non pulisco. Non faccio il bucato, non stendo. Cucino poco. Non ho
sempre voglia di fare la baby sitter ai miei nipoti. Sono pigra: fare i mestieri non mi piace, mi annoia. E sono
una donna. Lei questo lo sa, lo vede.
Eppure, è decisa nell’affermare che gli uomini soffrono di più il problema
della mancanza di lavoro, si annoiano di più a casa, poverini.
Sono traumatizzata dall’eccesso di
opinioni discordanti dalle mie, opinioni che la mamma ha espresso così
candidamente, forse aspettandosi che io non reagissi o che le dessi una pacca
sulla spalla in segno di condivisione, mi legassi un fazzoletto sulla testa e
iniziassi a cantare la bella lavanderina.
Tanto, per noi donne è più facile.
Per noi non è logorante,
preoccupante, da insonnia, frustrante, devastante, ingiusto, noioso,
scoraggiante e triste l’essere senza un lavoro: noi possiamo sempre pulire. Allattare. E in malora i sogni, i progetti, le aspirazioni, gli
anni di studio, le proprie esigenze!
Mi chiedo cosa stia succedendo alle
emancipate e sgamate donne di oggi…
E la risposta arriva, semplice,
chiara: niente. Ecco cosa sta succedendo: niente. Non è cambiato niente.
In apparenza, sì. Persino mia mamma mi ha allattato
con il latte in polvere; dovrebbe sapere che, pur di non perdere il posto, una
donna può ricorrere ad altri mezzi e far sì che tutta la famiglia accudisca il neonato. Se può farlo una donna
da sola, perché non possono adattarsi anche il marito o i figli più grandi?
Ma la mente è ancora là, intrisa
della filosofia della Rinuncia. Siamo sempre le solite crocerossine, vittime
consenzienti di una trazione perpetua che ci vuole da una parte indipendenti e
seducenti come mai era stato nei secoli scorsi, dall’altra mogli e madri
esattamente come nei secoli scorsi.
Quella mattina io ho discusso duramente
con mia mamma. Poi ci siamo lasciate senza particolari malumori, vicine nella
convinzione di essere lontane.
Forse, se avessi avuto un po’più di
coraggio, avrei dovuto farle alcune domande, anziché tentare di rispondere alle
sue affermazioni. Domande tipo..
Tu cosa vuoi?
Cosa volevi fare da piccola?
Volevi davvero sposarti?
Cos’è Dio per te? E l’anima?
Volevi avere figli?
C’è differenza tra l’anima di una
bambina e quella di un bambino quando nascono?
Credi più nella natura o
nell’educazione?
Secondo te, il lavoro ha un sesso?
E la disoccupazione?
Chi sei tu?
Ma no, no. Meglio non avventurarsi
in territori troppo esotici/erotici.
Per due motivi.
Uno, sarei in ritardo di svariati
decenni.
Due, a mala pena me la cavo con la mia esistenza, quindi…molto meglio
rivolgere le domande a me stessa. A voi. A noi.
Io cosa voglio?
Cosa desidero fare da grande?
Voglio sposarmi?
Cos’è Dio per me? E l’anima?
Voglio avere figli?
C’è differenza tra l’anima di una
bambina e quella di un bambino, quando nascono?
Credo più nella natura o
nell’educazione?
Secondo me, il lavoro ha un sesso?
E la disoccupazione?
Chi sono io?
Diventeremo anche noi così? Quelle stesse parole le avrebbe potute dire la mia, di genitrice. Solo che lei avrebbe brandito il Folletto,invece che un ferro da stiro. Ma la sostanza rimane la stessa. Ora... Com'è potuto accadere che delle sessantottine incallite come loro, che si sono battute strenuamente per i loro ideali, rimediando sonori ceffoni e nottate sedute sui gradini fuori casa causa ritardi sull'orario di rientro, facciano alle loro figlie discorsi di questo genere? Me lo sono chiesta spesso... Io non credo che la libertà sia solo andare a letto con chi si vuole quando si vuole, bere fino allo sfinimento, viaggiare in lungo e in largo e decidere consapevolmente di non avere figli. Credo ci sia molto altro. Credo e spero che la libertà sia poter fare ciò che si vuole senza dover temere il giudizio degli altri. Forse la rivoluzione delle nostre madri sta proprio in questo: aver combattuto le loro battaglie di gioventù, riuscendo poi a cambiare, pur rimanendo fedeli a se stesse. Mia madre è riuscita a sopportare un figlio convivente, pur essendo profondamente cattolica. E riesce a ridere della libertà di costumi di alcuni dei suoi figli senza mai cadere nella tentazione di giudicarli. E per una Signora che ha compiuto 61 anni settimana scorsa non è cosa da poco. Pazienza se poi mi cade sulla ramanzina della brava donna di casa!
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