lunedì 22 aprile 2013

Addio al passato


Stelle comete al contrario



Una volta un ragazzo mi ha detto.”Amo tutto ciò che è retro.”
Mi è sembrato strano che un uomo affermasse questo: di solito i maschi dimenticano la parte retro-stante della loro vita, mentre le donne tendono ad affezionarcisi in maniera forse spropositata.
Come per i vestiti, ai quali sono legati ricordi adolescenziali e non solo, anche le cose che ci sono accadute in passato restano spesso nell’armadio, per poi saltar fuor nei momenti più inattesi. C’è chi gradisce ripercorrere il viale dei ricordi, di tanto in tanto, e chi invece –i maschi- non vuole assolutamente rivangare, affermando che proprio non riesce, che la sua mente non registra ogni dettaglio di tutte le giornate di una vita.
La mente di una donna, d’altro canto, sembra perfettamente in grado di farlo: chiedeteci come eravamo vestite alla comunione del cugino della figlia del prozio… lo sapremo con esattezza, accessori compresi. Le ragazze accoppiate ricordano senza sforzo alcuno l’abbigliamento del compagno in occasioni talmente remote che, ufficialmente, in pratica non si sono mai tenute. Le donne sono bravissime, altresì, a riesumare ciò che gli uomini dimenticano dopo pochi istanti e a riproporlo come motivo di litigio nei momenti in cui la relazione diventa n po’ fiacca.
Ci riescono perché in realtà non vorrebbero mai gettare i vestiti smessi -per una ragazza, un abito non “smette” mai, ogni capo rimanda ad avvenimenti ben precisi (a quanto pare, ognuno di importanza focale nel percorso di crescita della diretta interessata) e diventano oggetti sempre più vivi a mano a mano che accompagnano la storia di chi li indossa.
Che il pantalone anni Ottanta sia legato a una festa o a un funerale, che la camicetta vintage della mamma abbia partecipato a un rave o ad un ritiro spirituale… poco importa. Per una donna, un ricordo è ben più di un ricordo, ed abbandonarlo sarebbe come abbandonare una parte di se stessa. Piuttosto, si preferisce mettere una toppa, spruzzare l’antitarme, nascondere in fondo all’ultimo cassetto: in ogni caso, il vestito –e il ricordo- rimangono sempre lì, a portata di lacrima.
Gli uomini sono abituati a investire meno energia nel passato. Per loro, come ci insegna il buon Sid (bradipo de L’Era Glaciale), “vedo la foglia, mangio la foglia, finita la storia”, o qualcosa del genere. Per gli uomini, insomma, il passato è semplicemente… passato, finito, concluso, stop, adieu, sayonara, hasta luego.
Un modo di pensare alla vita molto edonistico, immanente, in certi casi progressista.
Un ragazzo non fa alcuna fatica a fare repulisti (o come dice il mio sexy architetto repulisting, e vada a farsi benedire anche il latino). Ciò che non interessa più finisce dritto dritto in un sacco nero, e pazienza se con quella maglietta avevi dato il tuo primo bacio.

Dopo tutto questo pistolotto, vi aspetterete che adesso io mi metta ad inveire contro il comportamento insensibile e sconsiderato degli uomini.
Invece, per una volta, mi trovo nella per me fastidiosissima posizione di dover dare loro gran parte della ragione.
Il passato, lo dice la parola stessa, è passato e noi dobbiamo accettare che lo sia. Non è un vestito che fa la storia, è chi lo porta che vive splendide avventure o guai inimmaginabili. I vestiti servono solo a farci sentire un po’ meglio mentre affrontiamo il carosello infernale della vita. Essere retrograde non ci aiuterà a superare il dolore di una relazione finita, e nemmeno accumulare roba perché crediamo che, se la perdiamo, perderemo un pezzo di noi.

C’è un fondo di verità, dentro questa paura. Ed è che, andando avanti, si lascia una scia. Crescendo, seminiamo amori, disastri, voti, liti e pic-nic, ed ogni altro tipo di suppellettile emotiva ed esistenziale. Ma dall’altra parte della scia c’è un foglio bianco, un armadio sgombro, un cielo pieno soltanto di ciò che deve ancora accadere. Proviamo a farci un pensierino: è il caso di liberare qualche appendiabiti per far spazio al futuro? Il rischio è quello di perdere (in questo caso sì, si perde) per strada un fantastilione di abiti straordinari, mai messi, o appartenuti a chissà chi, o appena usciti dall’atelier di uno stilista, che aspettano solo noi per poter provare un po’ di emozione.
Conservare alcune cose vecchie può essere saggio: gli errori del passato ci eviteranno di “errare” senza meta nella galassia saecula saeculorum, l’impermeabile a quadretti rosa e bianchi indossato una sola volta a nove anni giacerà per sempre nel comò del salotto buono –pronto a ricordarmi che l’infanzia è bella che andata-, le lettere d’amore di tanto tempo fa diverranno un incredibile cimelio…. quando i nostri figli, figli dell’era digitale, perderanno l’uso del pollice opponibile.
Ma, ragazze mie, rimanere agganciate a ciò che è stato sarebbe come cercare di prendere un tram il cui tragitto è stato abolito.
Ogni tanto torneremo, sì, torneremo a ripensare a quant’era bello correre a perdifiato fino a quella fermata e salire sentendosi padrone del mondo, ma se un uomo mi ha detto che ama il retro, forse è arrivato il momento per noi donne di guardare en avant.

Come stelle comete al contrario.

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