Dire sì è
come comprare un vestito a scatola chiusa
“Randagia”.
Così mi ha definito l’altro giorno una bambina di sei anni
che evidentemente mi conosce meglio di quanto pensassi.
Randagia perché sono sempre in giro, a volte irreperibile nei
meandri delle varie occupazioni con cui arrivo a fine mese, spesso persa tra
cene, aperitivi e compleanni, vagabonda che non sono altro.
La mia vita è turbinosa, ma a tratti smagliante –sia per gli
smile che danno un certo ritmo alle mie serate, sia per le smagliature
provocate dagli eccessi.
Turbinosa, sì, come il vortice di Paolo e Francesca, con la
sola differenza che noi non ci lamentiamo affatto di starci dentro.
Questa è la mia vita ed è anche, credo, quella di molte altre
ragazze da marito (odio questa espressione) indipendenti e alla perenne ricerca
di quel… qualcosa.
Sembrerebbe tutto splendido così com’è. Lo è.
E allora perché, nel 2013, c’è ancora chi decide di SPOSARSI?
Perché tante donne forti e autonome sognano ancora il giorno
delle nozze da protagoniste e la torta a sei piani con in cima la scritta
“forever”?
Qualcuno pensa che la risposta sia semplice: le donne non
hanno mai smesso di essere romantiche. In realtà, per chi non se ne fosse
ancora reso conto, hanno smesso eccome! Ormai noi ci sentiamo alla pari degli
uomini, e potrebbe essere così se gli uomini non pensassero che questo svilisce
la loro virilità anziché aprirla ad un mare di possibilità sconfinato.
Detto questo., rimane il mistero, il grande mistero della
fede, ma non della fede cristiana o religiosa in generale: per me il vero
mistero del matrimonio è legato alla fede nell’altra persona. Pensiamoci per
qualche minuto: conosciamo mai fino in fondo la persona con cui stiamo? Siamo
certi di sapere cosa si annida nel cuore del suo cuore, dietro tutte le
esperienze, le speranze, i ricordi e i travagli? Eppure ci sposiamo lo stesso.
Cosa significa questa parola? Sposarsi vuol dire promettersi, mettersi a favore
di qualcun altro diverso da noi, e quindi non controllabile. E’ u po’ come
sedersi al volante di un’automobile di cui non si è capito fino in fondo il
funzionamento, o comprare un vestito su Internet senza provarlo. A scatola
chiusa.
Perché la prova non è la convivenza, come qualcuno potrebbe
affermare. La prova è adesso. E tra un momento. E tra un altro momento. Ogni
giorno, ogni notte, ogni Natale, ogni anno per i prossimi …cinquant’anni?
Una cosa così grossa spaventa. E’ da pazzi. E allora perché,
perché la gente ci crede ancora? Non è per il vestito bianco o per i fiori e la
musica commovente, né per la cerimonia in sé. Chi si sposa, secondo me, o è
molto consapevole o è un totale incosciente.
Mi piace pensare che le donne che dicono sì oggi facciano parte della prima categoria.
Una categoria di persone pronte a condividere una parte della
loro esistenza con il Vero Amore, se pensano di averlo trovato, non nell’ottica
del sacrificio di tutto il resto, ma in quella di dare e ricevere… quel
qualcosa tanto randagio, tanto vagabondo che, a volte, non lascia spazio
neanche a Dio.
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