mercoledì 10 aprile 2013

Randagia




Dire è come comprare un vestito a scatola chiusa


“Randagia”.
Così mi ha definito l’altro giorno una bambina di sei anni che evidentemente mi conosce meglio di quanto pensassi.
Randagia perché sono sempre in giro, a volte irreperibile nei meandri delle varie occupazioni con cui arrivo a fine mese, spesso persa tra cene, aperitivi e compleanni, vagabonda che non sono altro.
La mia vita è turbinosa, ma a tratti smagliante –sia per gli smile che danno un certo ritmo alle mie serate, sia per le smagliature provocate dagli eccessi.
Turbinosa, sì, come il vortice di Paolo e Francesca, con la sola differenza che noi non ci lamentiamo affatto di starci dentro.

Questa è la mia vita ed è anche, credo, quella di molte altre ragazze da marito (odio questa espressione) indipendenti e alla perenne ricerca di quel… qualcosa.
Sembrerebbe tutto splendido così com’è. Lo è.
E allora perché, nel 2013, c’è ancora chi decide di SPOSARSI?
Perché tante donne forti e autonome sognano ancora il giorno delle nozze da protagoniste e la torta a sei piani con in cima la scritta “forever”?

Qualcuno pensa che la risposta sia semplice: le donne non hanno mai smesso di essere romantiche. In realtà, per chi non se ne fosse ancora reso conto, hanno smesso eccome! Ormai noi ci sentiamo alla pari degli uomini, e potrebbe essere così se gli uomini non pensassero che questo svilisce la loro virilità anziché aprirla ad un mare di possibilità sconfinato.
Detto questo., rimane il mistero, il grande mistero della fede, ma non della fede cristiana o religiosa in generale: per me il vero mistero del matrimonio è legato alla fede nell’altra persona. Pensiamoci per qualche minuto: conosciamo mai fino in fondo la persona con cui stiamo? Siamo certi di sapere cosa si annida nel cuore del suo cuore, dietro tutte le esperienze, le speranze, i ricordi e i travagli? Eppure ci sposiamo lo stesso. Cosa significa questa parola? Sposarsi vuol dire promettersi, mettersi a favore di qualcun altro diverso da noi, e quindi non controllabile. E’ u po’ come sedersi al volante di un’automobile di cui non si è capito fino in fondo il funzionamento, o comprare un vestito su Internet senza provarlo. A scatola chiusa.
Perché la prova non è la convivenza, come qualcuno potrebbe affermare. La prova è adesso. E tra un momento. E tra un altro momento. Ogni giorno, ogni notte, ogni Natale, ogni anno per i prossimi …cinquant’anni?

Una cosa così grossa spaventa. E’ da pazzi. E allora perché, perché la gente ci crede ancora? Non è per il vestito bianco o per i fiori e la musica commovente, né per la cerimonia in sé. Chi si sposa, secondo me, o è molto consapevole o è un totale incosciente.
Mi piace pensare che le donne che dicono oggi facciano parte della prima categoria.
Una categoria di persone pronte a condividere una parte della loro esistenza con il Vero Amore, se pensano di averlo trovato, non nell’ottica del sacrificio di tutto il resto, ma in quella di dare e ricevere… quel qualcosa tanto randagio, tanto vagabondo che, a volte, non lascia spazio neanche a Dio.

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