Ieri sera,
guardando un film in cui un uomo single si recava a una festa e cercava di
abbordare molto goffamente delle ragazze, mi sono messa a pensare a quanto
debba essere difficile e pesante, per un uomo, dover sostenere ogni volta il
ruolo di “quello che ci prova”.
Chiaro: se
sei un bel figo, è facile. Le donne non rifiutano mai un bel figo. Ma se sei
appena meno che figo, che tattica usi per farti notare? Cosa vuole una donna al
primo approccio? Come si fa ad andare lì e a dirle: Mi piaci… senza offendere
le sue amiche, sua mamma o il suo smisurato ego (che vorrebbe sentirsi dire:
Sei la donna più bella, intelligente, simpatica ed empatica della festa, anzi
del mondo)???
Le donne
sono abituate ad esser cacciate -mentre in realtà decidiamo noi, con sguardi ed
atteggiamenti del corpo, da chi vogliamo essere abbordate e da chi no. Solo che
leggere questi segnali dev’essere molto arduo, soprattutto da parte di una
categoria di persone che pensano che non esistano altri colori all’infuori del
giallo, del rosso e del blu.
Ho posto la
domanda agli uomini di mia conoscenza: come fate a scegliere quale donna
avvicinare, in un luogo pubblico o in qualsiasi situazione propizia? Non ho
usato proprio queste parole, più che altro per evitare associazioni di idee
tipo propizie-prepuzio, cosa che li avrebbe fatti ridere come adolescenti nello
spogliatoio e avrebbe impedito a me di cavare un ragno dal buco.
Invece, per
fortuna mia e vostra, il ragno è uscito, ed era anche bello grosso, del tipo: BOUMMM!!!
Senza offesa per i maschi (forse questa frase dovevo scriverla cinquantuno o
cinquantadue post fa), ma non mi aspettavo che le risposte fossero così
fataliste, così… sturm und drang,
ecco. Della serie, lo senti quando è quella giusta. Sono rimasta venti minuti
davanti allo schermo cercando di far tornare in sede le mie sopracciglia
inarcate, dopo aver letto che la maggior parte degli uomini che conosco, quando
esce a cuccare, parte dal presupposto che nel cuore ha una sola e unica donna,
che non è la madre, e che ricerca sempre lo stesso modello –molto somigliante
alla madre-, però inconsciamente, come se la cosa fosse sospinta da una forza
superiore. L’istinto. Una sensazione.
Io credevo
si trattasse di semplice chimica, di feromoni: da quello che mi risulta, per le
donne è così… Stai a vedere che adesso sono gli uomini ad avere un approccio
più mentale all’accoppiamento!
Invece, per
gli intervistati il sesso c’entra poco. Non è una tetta scoperta ad attirarli,
o un vestito succinto, o un comportamento da Statale 11. Magari per una
“avventura” sì, ma da chi tornano? Continuano a tornare da quella che si
muoveva in un certo modo, magari brutta, ma elegante, dalla ragazza stilosa,
grassottella ma originale, dalla donna intelligente che sa come farti ridere e
come entrarti in testa.
Ciò è
consolatorio. Mi spinge a credere nelle coppie imprevedibili e nel fatto che ci
sia speranza per tutti. A questo punto, però, sono quasi certa che il problema
maggiore ce lo creiamo noi donne con la nostra insicurezza. Ormai siamo
talmente abituate a guardare con scetticismo all’amore, che quando ci capita
veramente non lo riconosciamo, oppure giriamo la testa dall’altra parte per
paura di soffrire ancora.
Noi donne
viviamo a pugni stretti, ma tanto tempo fa (non così tanto) una donna di
altissima intelligenza ci disse in uno dei suoi libri che la donna è pace, è
estranea alla guerra.
Tu cosa vuoi
nella tua vita? Pace o guerra?
E
comportanti di conseguenza, perdio.
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