martedì 16 settembre 2014

Astinenza da: tutto


Ogni giorno, nel mondo, le persone si svegliano e sanno che dovranno privarsi, per l’ennesima volta, di qualcosa.
Non ci sono leoni o gazzelle in questa storia, ma solo impauriti topolini brulicanti –noi, le persone- che per un’infinità di ragioni ogni giorno fanno propositi di astinenza da qualcosa. La paura di non essere abbastanza belli, sani o puri ci porta, every day every night, a rinunciare a tutto ciò che ci può far male. Un esempio? Io. Un mese fa ho deciso di mettermi a stecchetto e di ignorare i cibi grassi. Ad oggi, la mia vita è una valle desolata, intervallata da acini d’uva e e bicchieroni di thè verde, che solo l’Archy riesce a rallegrare con le sue calorie naturali.
Tra le mie amiche, l’astinenza va molto di moda. Glade, dopo essersi fatta accorciare i capelli da suo padre, non vuole più contatti con gli uomini per almeno un mese. Una Persona Che Conosco si è convertita alla sigaretta elettronica; motivo: abbandonare il fumo definitivamente. Yaia, a periodi alterni, fa voto di sobrietà prolungata. Maggiolina, per evitare il traffico mattutino, ha cambiato il suo orario di inizio al lavoro. Insomma, tutte, a quanto pare, abbiamo qualcosa da cui vogliamo allontanarci, e non solo una cosa: nella maggior parte dei casi, le nostre rinunce nascondono paure più ingenti, ma noi le soffochiamo dentro il cassetto della biancheria  intima o nella scatola delle scarpe.
Sì, perché… alzi la mano chi riesce a dire, del tutto e per sempre, basta. Confesso per prima: sono stata ad un matrimonio, sabato, e mi sono sfondata di alimenti grassi come la catena della bicicletta. Ho ingollato anche due fette di torta nuziale, e a benedire la dieta.
Vorrei proprio sapere se Maggiolina si è alzata per tempo, oggi, al ritorno da una rilassosa vacanza al mare, e se Yaia non ha fatto neanche un aperitivo, la settimana scorsa. A riguardo, posso rispondermi da sola, perché mercoledì io ero con lei in un noto bar del paese. Quanto a Glade, i suoi contatti con gli uomini si limiteranno anche a un saluto tra colleghi e a una stretta di mano, ma la sua astinenza durerà davvero un intero mese?
E poi, infine, perché ci siamo poste questi limiti? Da cos’è che vogliamo scappare? Le calorie, il traffico, l’alcol, il fumo… la paura di morire ci spinge a vivere a metà?
Svolta.
Non penso sia così. Nessuno vuole morire presto, è chiaro, e mettere da parte un po’ di cattive abitudini non è uno sforzo sovrumano a confronto dei guadagni in termini di salute. Il guaio è che noi diventiamo maniache. Allo stesso modo in cui rinunciamo a sesso, pizze e storie senza senso, ci tuffiamo a candela dentro piscine piene di trombamici, verdure, uomini-palliativi, dimenticando cosa vogliamo veramente. Prendersi una pausa da noi stesse, dalla vita reale, sembra così facile quando si trovano delle emozioni-placebo: tutto ciò che non fa troppo male appare splendido, e tutto ciò che media i nostri isterismi ci rassicura quanto la cura per una malattia rara.
Io non so se questi sono tutti inganni a cui ricorriamo per essere meno sole, meno deboli, meno arrabbiate. So solo che per tutto esiste una giusta misura, solo che è molto difficile capire quale è giusta per noi. Scoprirlo sarà la croce e la delizia di ogni donna della mia generazione –problema che fino a settant’anni fa non si poneva- e che spero movimenti anche la vita delle nostre figlie e pronipoti, se ne avremo.

Un’esistenza limitata, senza un po’ di buon cibo ed un bel po’ di amore, è una tristezza unica. Ma per arrivarci bisogna affrontare i propri demoni. Anche quelli che avevamo sigillato con tanta cura, in fondo al cuore, e coperto con le nostre manie. 

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