martedì 3 marzo 2015

COME UN FIORE MATTO

Ovvero: volevo fare la camionista.

Musica: Incanto.



Avete mai la sensazione che il tempo vi scorra tra le dita come sabbia e che voi, nel frattempo, non stiate concludendo un’acca?
Ecco, questa è esattamente la sensazione che mi ha trasmesso l’ultimo libro sul mio comodino, che parla di una relazione in cui lei vive con il tarlo di non riuscire a combinare niente di ciò che s’era programmata di fare una volta adulta.
Ansia.

Quand’è che è troppo tardi per sognare?

La mia generazione è senza speranza.
Siamo nati sotto Chernobyl e la nuvoletta nera ha continuato a seguirci negli studi, nel lavoro, in famiglia, in amore e nelle amicizie. L’umore ha fatto un viaggio al centro della terra, ed è ancora là che guarda i dinosauri.
A noi i sogni li hanno tolti, tradotti in un contratto a progetto, messi in appartamento minuscolo. Poi hanno buttato via la chiave e ci hanno fatto pat-pat sulla schiena, consigliandoci di dimenticare, che tanto la vita non è che sia proprio vita, è più che altro un tirare avanti.
…E noi che da piccoli volevamo suonare la chitarra elettrica davanti al mondo intero, mostrando la lingua! Che volevamo abitare in una piscina con il trampolino! E che rispondevamo con sicurezza: ”Voglio fare la ballerina. La maestra. La camionista. L’astronauta. Il fumettista. Il dottoresso. Il fiore matto.”
Illusi…

…illusi? Eppure, qualcuno cantava Use your illusions, tempo addietro. Di musicisti rock ce ne sono. Ci sono ballerine, maestre, camioniste. Allora forse si può fare. Se loro ci sono riusciti, forse non è solo un sogno.
Forse è il caso di alzarsi in piedi e stracciare quel contratto senza vita dalle mani di chi vuole farcelo firmare. Senza forse.
Perché la capacità di sognare e di immaginare un futuro migliore in realtà non può levarcela nessuno. Potranno cercare di domarci, e per un po’ potranno anche riuscirci. Ma non si può contenere un fiume in piena. Un dottoresso. Un fiore matto.
L’uomo è una macchina perfetta, però ha un difetto: pensa.

E al primo che viene a dirmi che io questo non posso farlo, ci do un pugno sulla crapa, ecco. 

1 commento:

  1. Condivido tutto. E sono felice di essere cresciuta in anni in cui c'era più ingenuità, più spensieratezza e fantasia. Anni in cui non me ne fregava una cippa dei settori in cui c'era o non c'era lavoro. Non ci si ponevano più di tanto queste domande e si era liberi di sognare di fare la pittrice, la scrittrice, la ballerina.
    Mai, di sognare e pensare non mi stancherò mai! Grazie per il bel post!
    ps. titolo del libro?:-)
    lore

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