martedì 16 giugno 2015

Ciuf-ciuuuf!!



La settimana scorsa, ad una festa.
Poco prima che piovesse.
La mia nuova amica mi ha raccontato delle sue ultime esperienze da cinema Celestini e, udite-udite, sembra che l’uomo due punto zero non disdegni una capatina nel back stage, ogni tanto.
Da star a sterco, mi verrebbe da dire, se non fosse la cosa più schifosa che io abbia mai scritto su questo blog. (Ormai l’ho detta.)
Da ottima paranoiosa quale sono (e anche paracula), ho dato avvio ad un viaggio nei meandri di quel gioco che potremmo chiamare “trenino” e nel tipo di relazioni che lo prevedono. In amore, si sa, la passività colma l’ego di un uomo, se è lui a stare dietro. Ma in tutti i rapporti, in generale, come si fa a stabilire se le persone sono alla pari o se una delle due, brutalmente, predomina?
Dicono che in ogni coppia vi sia la parte attiva e quella passiva. Una più aperta ed una più chiusa (largo ai doppi sensi). Una che si dà da fare, un’altra che si lascia trasportare. A volte, il binomio può risultare perfetto; in altri casi, ci si riduce al triste spettacolo di una trazione anteriore che si porta dietro in scia un vagone di miserie. Sta di fatto che, attivamente o passivamente, stiamo sempre parlando di metterselo in quel posto, il che non è mai bello.
Come nella realtà, il trenino dovrebbe essere qualcosa di sereno e divertente, un incantevole viaggio in cui le immagini scorrono nel riquadro del finestrino e tu puoi lasciare spazio ad un trip mentale senza aver assunto droghe. Solo che è difficile capirsi, quando è necessario voltare la testa di centottanta gradi per incontrare gli occhi dell’altro. Qui si parla di mesi e mesi di cervicale.
Eppure bisogna farlo. Ne sono convinta. Che ne so se per gli altri è giusto o sbagliato: per me, i buchi degli occhi sono più importanti di tutti gli altri. Se sono alla stessa altezza di quelli altrui, lo saranno anche i cuori ed è più facile che lo diventino anche i pensieri.

A nessuno piace soffrire (benchèe se l’associazione sadomasochisti & co. potrebbe avere da ridire). Allora, sai cosa si fa? Si sta attenti alle fermate. A volte si arriva fino al capolinea, altre, invece, qualcuno scende prima. Non è un problema. E’ una scelta, chiamata felicità.
Il treno ha fischiato, lo diceva pure il Belluca pirandelliano. In un senso un po’ diverso, ma ci sta tanto bene.
Il treno ha fischiato.



Nessun commento:

Posta un commento