Finalmente, la
Chiesa si apre a divorziate e divorziati, coppie di fatto, omosessuali.
Non tanto
perché ne avessero bisogno, secondo me, quanto per un minimo di coerenza nei
confronti dei valori cristiani di base, così professati e poco praticati.
Ora mancano
solo le donne.
Quando
smetterà questa condanna ad ancelle ed assistenti, anche all’interno
dell’ambiente ecclesiastico? Quand’è che le suore potranno diventare vescovi e
cardinali anche in Italia? Non vi è nessun motivo per cui una donna non possa ricoprire
il ruolo di papa. Nessuno. E, allora, perché non è ancora possibile? Abbiamo
visto di tutto, ormai: pedofilia, ingordigia, omissioni di soccorso… Eppure un
cambiamento del ruolo della donna nella Chiesa sembra il peggiore dei tabù.
Ma svegliamoci.
Una donna sacerdote porterebbe solo vantaggi e positività nella mentalità
ristretta e maschilista dei già sistemati uomini di Chiesa, timorosi che
presenze femminili forti possano scardinare il loro prezioso sistema basato
sulle tre P, ma non quelle cristiane, Povertà, Pietà e Preghiera, bensì su
quelle su cui si basa tutto il resto del mondo, Pecunia, Potere e l’ultima non
la scrivo perché sono elegante.
Sarebbe ora
che anche nella Chiesa le donne si emancipassero e reclamassero i loro diritti,
invece di continuare a nettare la canonica e a cantare nel coro. Che, a fare quelle cose lì, ci possono
pensare anche degli uomini con le loro manine sante: è con le rivoluzioni che
si cambia il mondo. E sta cambiando, questo bisogna ammetterlo, però la
prossima volta ci piacerebbe che, a dare le linee guida per il Sinodo, fosse
Francesca.
Libro consigliato: Ave Mary, Michela Murgia.
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