Vi
ho mai raccontato la storia di come ho conosciuto l’Architetto Sexy? Mettetevi
comodi e ascoltate: cercherò di spiegarvi perché, secondo me, tutto accade per
un motivo e come spesso questo motivo sia una bellissima cosa.
Io
e AS ci siamo incontrati per la prima volta all’asilo, quando credevo
fermamente che sarei diventata suora e lui era destinato al seminario (una
delle due è vera). Non ci rivedemmo mai più se non parecchi anni dopo, ad una
festa di laurea.
Ma,
nel frattempo, io avevo frequentato l’accademia militare e lui stava diventando
un principe del foro –non nel senso che aveva intrapreso una carriera nel porno...
Durante gli anni in cui non ci eravamo visti, ognuno di noi aveva fatto le sue
esperienze: io avevo avuto vari fidanzati cretini, l’AS aveva sempre cercato il
Vero Amore, per mia fortuna senza mai trovarlo. La via che ci avrebbe
riavvicinati, però, era piena di segnali e noi li ignorammo per un bel po’,
prima di renderci conto che erano importanti.
Per
esempio: entrambi, da bravi appassionati di cinema, ogni settimana andavamo a
uno spettacolo nel multisala più vicino al nostro paese ed eravamo presenti
alle stesse proiezioni senza saperlo. Entrambi amavamo disegnare e partecipammo
ad un concorso per il logo di un marchio sportivo (vinse lui). Per anni
giocammo nella stessa palestra, l’AS in una squadra maschile, io nella
corrispondente femminile: una volta mi lanciò un pallone. E credo che fece un
commento positivo sul mio sedere.
Le
nostre vite, insomma, scorrevano parallele come su due binari destinati a non
incontrarsi mai. Ma, alla fine, fu la famiglia ad unirci: un giorno qualunque,
al supermercato, incontrai una signora che più avanti scoprii essere la sua
mamma, e la scambia per un’altra persona. La salutai chiamandola con il nome
sbagliato, lei si mise a ridere e mi trovò talmente simpatica da invitarmi, la
sera seguente, alla festa di laurea di suo figlio. Non conoscendolo, decisi di
portargli in regalo un libro sulla città di Barcellona e fu così che l’AS,
colpito dagli edifici di Gaudi, mollò la carriera forense e divenne architetto.
La serata della festa di laurea fu un tale sogno, che io, grata a quell’affascinante
libro spagnoleggiante, volli dedicare la vita al tentativo di scrivere
altrettanto bene storie di incontri e di città, mentre l’amore tra me e il mio
architetto sfociava in un Natale bohémien all’insegna della spending review.
Come
alcuni di voi avranno capito, non tutto quello che ho raccontato è vero, anzi,
mi sono inventata proprio una bella palla per proteggere la privacy degli
albori della nostra storia d’amore, ma almeno una parola vera c’è: non è
Natale, non è militare, non è motivo… E’ amore, l’unica cosa reale su cui
contare.
Perché
vi ho fatto perdere tempo con una storia che non è neanche accaduta? Perché
invece è accaduta, non come l’ho raccontata io, ma è accaduta. E se è successo
a me…
Fatevi
un regalo, quest’anno: consigliate a qualcuno di leggere il mio blog. Non a
qualcuno a caso. A qualcuno che vi interessa molto. Sarò la vostra catena, o
almeno quell’anello che vi manca per “agganciare”. Credete sia una fesseria?
Bè, se ci state anche solo pensando, ricordatevi questo: tutto accade per un
motivo.
Perché
non farlo accadere?
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