Sottotitolo: Il fiocco non
basta
Arriva l’estate e, con essa, una serie di
patetiche, imbarazzanti e non richieste pubblicità su come sentirsi più
gnocche.
Provate ad accendere la tv: sarete
bombardati da una miriade di spot che
inneggiano all’eterna giovinezza, al capello elastico e alla coscia satinata.
Perché?
Perché noi donne dobbiamo subire questo
scempio della nostra intelligenza? Perché esperti di marketing e autori
televisivi pensano che certi prodotti siano destinati esclusivamente ad un
pubblico femminile e, soprattutto, che tale pubblico sia talmente deficiente da
credere a baggianate del tipo: Provate lo
sciampo Tal dei Tali e sarete travolte da dieci mesi di follia tropicale, o
cose del genere?
Chi ha detto ai creativi di un certo
mascara che alle donne servono ciglia più lunghe, e che per indurle a comprare
il prodotto che dà quel risultato siano necessari slogan come uno sguardo fino a venti volte più intenso?
Per ottenere uno sguardo più intenso –ascoltate me- basta morsicare un
ghiacciolo appena uscito dal freezer con i denti davanti: l’effetto commozione
alla diva sotto psicofarmaci è assicurato.
Giuro che non ne posso più di adolescenti
rincretinite che corrono a confidare alla mamma i loro problemi ginecologici,
di bambine che si spalmano le labbra con gloss resistenti all’acqua, di femmes
fatales dall’evidente carenza scolastica che pronunciano frasi in francese
strascicato per convincermi a comprare un profumo talmente alcolico da far
diventare una torcia umana chiunque se lo spruzzi vicino a una qualsiasi fonte
di calore!
E’ ancora così forte la paura di non
piacere che le donne provano nei confronti di tutta una società, nella quale, a
dire il vero, esse si sono già riscattate, hanno già alzato la
testa e detto la loro in fatto di emancipazione e libera scelta? Mai come
nell’attuale sistema mentale collettivo, e quindi nell’opinione pubblica e nel folklore
comune, alla sfera femminile è associata la fisicità, la bella apparenza, non
importa se autentica o costruita, e una sensualità tra il fanciullesco e il
procace che manderebbe in confusione anche donne di un certo spessore (e non
intendo quello degli avambracci).
Le immagini di ragazze magrissime,
curatissime e dai denti sfavillanti sembrano suggerire a quelle che osservano
dalla’latra parte del media che se non si corrisponde a determinati canoni di
avvenenza e gioventù non si vale niente, e che, se non si utilizzano quei
prodotti, non ci si prende abbastanza cura di sé.
Domanda numero uno, la più importante: come
possiamo credere che un decolorante o una crema per la cellulite aggiungano in
qualche modo valore alla nostra persona? Abbiamo così poca stima di noi stesse?
Seconda domanda: perché l’universo maschile
non è bombardato come il nostro da tante idiozie ingannevoli e malsane? Forse
perché gran parte di quegli spot sono creati da uomini, i quali non ci tengono
affatto a schiaffarsi in faccia sperma di balena e a cospargersi i capelli di
sputo di mangusta per apparire più belli?
Terza: piacciamo davvero così poco agli
uomini, tanto che devono offrirci bellezza fluida e giovinezza in pastiglie
sgonfia-pancia per poter interagire con noi? Non sarà che, loro per primi,
hanno una paura boia di invecchiare, di vedere riflessa la vita che scorre
nelle loro mogli, o di percepire intorno a sé il naturale decadimento della
specie? (N.b. Anche le ragazze bellissime vanno in menopausa, prima o poi, a
dispetto del capello districato e del tatuaggio strategico..)
Ragazze mie, non vorrei farlo, ma devo
dirvelo (e lo dico anche a me stessa): non saranno l’abbronzatura, la tinta, la
ceretta o la magrezza a fare di noi donne di valore. L’involucro va tenuto in
buone condizioni, è vero, ma non è –non può essere- ciò che denota l’essenza di
una persona. Nessuno ci spiega mai come truccare lo spirito, o come far
risplendere una personalità. Quello dobbiamo impararlo da sole, ed è lì che si
vedono la potenza o la tristezza di chi ha preso lezione alla scuola della vita
e di chi, invece, è rimasto seduto a farsi la manicure.
I colossi del mercato estetico vogliono
farci concentrare su cose frivole ed inessenziali mentre altri gestiscono i nostri gusti, le nostre scelte, la nostra vita.
E’ tutto un grande inganno a cui sottostiamo
per abitudine e per timore di affrontare la vita reale, ma alla fine della
fiera saremo noi a dover reclamizzare noi stesse, e ci dovrà essere qualcosa
dentro la scatola.
Il fiocco non basta.
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